Rinnovabili come asset strategico per il rilancio dell’economia

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Investire nella decarbonizzazione, nella ricerca, nel digitale, ragionando con logiche nuove, innovative e sostenibili: questi sono, secondo me, i tre pilastri necessari affinché il nostro Paese possa avere una posizione di leadership industriale a livello internazionale.

Le energie da fonti rinnovabili e gli investimenti in un’economia a zero emissioni – che assicuri prosperità e riduzione delle diseguaglianze – rappresentano un’opportunità strategica senza precedenti, cruciale in questa fase post Covid.

Dobbiamo attuare una trasformazione radicale, che ci porti a sostituire petrolio e carbone dai nostri consumi: una trasformazione – che si potrà attuare anche con il supporto del Recovery Fund – per programmare e pianificare investimenti che puntino all’economia verde e al creare posti di lavoro, competenze e tecnologie indispensabili per realizzare questa riconversione industriale.

Da sempre l’Italia ha creduto nelle potenzialità della transizione energetica e sostenuto il percorso per arrivare a garantire consumi – privati e industriali – più sostenibili e compatibili coi nuovi stili di vita. Bisogna però accelerare decisamente gli investimenti, serve coraggio politico ed è necessario uno snellimento della burocrazia, che rallenta e frena il processo: come confermano gli ultimi rapporti Irena, per attuare la trasformazione energetica e mantenere il riscaldamento globale almeno sotto la soglia di 2 gradi, tra il 2021 e il 2023 sono necessari investimenti per 5,9 trilioni di dollari (quindi circa 2 all’anno), contro gli 823 miliardi del 2019.

In questo contesto parliamo per esempio di un processo di riconversione obbligato anche per le multinazionali oil&gas, e molte lo stanno già facendo, per esempio lavoriamo con Eni, nostro partner sul mercato statunitense, con cui arriveremo a sviluppare almeno 1 GW di progetti entro la fine del 2023.

Tutte le “ricette” presentate per uscire dalla crisi presuppongono alcuni elementi comuni, dalla coesione alla collaborazione, ma ritengo sia necessaria una visione strategica e chiara a livello di paese, dotata di coraggio, trasparenza e meritocrazia.

Papa Francesco ha doverosamente richiamato sull’importanza del “mettere la persona al centro”: dobbiamo pensare a una crescita che non lasci indietro nessuno e che non si attui con lo stesso grado di disuguaglianza che oggi coinvolge le differenti fasce di popolazione.