Elezioni USA, quanto sono rilevanti per gli investimenti a lungo termine?

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Le elezioni negli Stati Uniti sono alle porte. Il mondo intero si chiede in che modo il loro esito possa influenzare i mercati finanziari internazionali, ovvero quale sarebbe il presidente migliore per Wall Street e per le altre borse globali. Ma fino a che punto un investitore a lungo termine dovrebbe interessarsene?

Nelle ultime settimane non c’è stato un giorno in cui non ci abbiano chiesto un’opinione sul duello “Donald Trump/Joe Biden”. In effetti, questo il messaggio sottinteso, l’evento potrebbe avere, e probabilmente avrà, un forte impatto sui mercati nei prossimi mesi.

La nostra risposta è sempre stata piuttosto “disincantata”, per quanto sia naturalmente molto avvincente, anzi imperativo, interessarsi agli affari politici, soprattutto se si tratta delle elezioni presidenziali americane. Ma a nostro avviso, il risultato sarà irrilevante, per lo meno per chi si occupa di investimenti a lungo termine, con esplicita eccezione dei trader.

Infatti né Trump né Biden saranno in grado di cambiare i principali driver del mercato dei capitali. Non potranno intervenire sulla politica della banca centrale, che rimarrà espansiva per lungo tempo, se non addirittura per sempre (requisito imprescindibile visti i livelli di indebitamento). Gli stimoli fiscali non scompariranno, date le conseguenze del coronavirus sull’economia statunitense. E infine, ma non meno importante, anche il conflitto con la Cina continuerà probabilmente con la stessa intensità, a prescindere da chi siederà alla Casa Bianca in futuro.

Joe Biden potrebbe anche adottare toni meno agguerriti e postare meno Tweet, ma non si discosterebbe molto dalla dottrina “America First”, a cui darebbe certamente un altro nome. È per questo che le elezioni americane non sono una priorità nel nostro quadro d’investimento strategico.

Ciononostante, abbiamo naturalmente seguito con attenzione il confronto televisivo, anche se il livello – per usare un eufemismo – è stato quasi insopportabile e difficilmente potrà scendere più in basso di così nei prossimi dibattiti.

Troppi “se e ma” per gli investitori …

Sappiamo fin troppo bene per esperienza che tutti i sondaggi che vedono Biden favorito saranno inutili se l’elettorato degli Stati rilevanti finirà per votare Trump. Come si comporteranno davvero gli elettori è tutto da vedere: almeno questa è l’impressione degli osservatori della campagna elettorale statunitense e anche la nostra.

A questa valutazione segue di solito una domanda concreta: cosa accadrebbe se Biden facesse dietro front sulla riforma delle imposte sulle società? Sarebbe davvero un freno per i mercati?

Non necessariamente. Innanzitutto, non è certo che invertirà completamente la rotta, così come non vi è certezza sulla maggioranza che dovrebbe aggiudicarsi al Congresso per essere eletto. E se anche farà dietro front, a prescindere dall’entità della mossa, non sarà un problema almeno fino al 2022. I “se e i ma” sono tanti – forse troppi dal punto di vista di un investitore.

In tutta questa discussione, c’è un altro aspetto che non va dimenticato: anche il programma elettorale dei democratici prevede degli stimoli fiscali. Per l’esattezza, circa 7.000 miliardi di dollari destinati a salari minimi, progetti infrastrutturali e assistenza sanitaria. Quindi, se anche un possibile governo Biden dovesse far dei “tagli” alle aziende, l’economia statunitense in generale riceverebbe comunque ulteriore denaro. In fin dei conti, se davvero dovesse esserci una ridistribuzione, non dovrebbe causare danni duraturi alle aziende americane di buona qualità.

In ogni caso, noi investitori a lungo termine, non dovremmo arrovellarci per cercare di prevedere nel modo più preciso possibile le eventuali conseguenze. Ricordate quando Trump è stato eletto quattro anni fa? Allora, quasi tutti gli osservatori di mercato temevano che il nuovo presidente avrebbe portato grandi problemi, che forse sarebbe scoppiato il panico. Nulla di tutto ciò è accaduto. Anzi, il mercato statunitense ha iniziato a registrare una forte crescita.

Nei primi 15 mesi di amministrazione Trump, lo S&P 500 non ha praticamente avuto alcun tentennamento. Storicamente, la volatilità non è mai stata così bassa come in quella fase. Praticamente l’esatto opposto del tanto paventato caos.