Cosa ci aspetta sui mercati nel 2021 – Focus Italia

Ufficio Studi - IG Italia -

Nessuno avrebbe mai immaginato un 2020 come quello appena concluso: la crisi scatenata dalla pandemia di Covid-19 si è imposta sulla scena, catalizzando l’attenzione e pilotando di fatto la cronaca economica, politica e finanziaria del mondo intero.
Una crisi così massiccia da determinare anche gran parte dell’agenda del 2021. Gli occhi del mondo sono puntati sullo sviluppo della situazione vaccini (con le approvazioni della Food and Drug Administration per gli Usa e dell’Ema per l’Unione Europea) e sulle prospettive di ripresa economica.

Europa

Anche in Europa gli indici azionari sono stati trainati dalle azioni accomodanti della BCE e dalle politiche economiche espansive portate avanti dall’Unione Europea con il Recovery Fund (Next Generation EU). Nel Vecchio Continente tuttavia abbiamo assistito a velocità diverse sia nei danni derivanti dalla pandemia sia nell’andamento delle attività economiche conseguente. La Germania è riuscita a mostrare performance migliori rispetto agli altri paesi grazie a misure governative veloci e trasparenti che sono riusciti a contenere il contagio. Manteniamo quindi le nostre prospettive rialziste sull’azionario europeo, preferendo l’indice tedesco Dax rispetto agli altri. Sulle valute europee conserviamo un approccio “neutral” sull’euro. Crediamo, infatti, che il cambio eurodollaro possa avere ancora spazio per apprezzarsi ulteriormente anche verso quota 1,30 sulla scia di una politica fiscale super-espansiva da parte del nuovo segretario al Tesoro statunitense Janet Yellen. L’euro, tuttavia, a nostro avviso, perderà terreno contro le altre valute forti nel Vecchio Continente, come franco svizzero e corona norvegese.

Il caso italiano

il settore bancario e il FTSEMib
Il settore bancario proseguirà il processo di consolidamento avviato negli ultimi anni. Con ogni probabilità i tasselli di questo grande puzzle si completeranno già nei prossimi mesi, con le ultime banche che convoleranno a nozze. Unicredit, MPS, Banco BPM e BPER saranno i quattro principali istituti a giocarsi questa partita. Non escludiamo colpi di scena, anche se l’addio di Mustier alla guida della banca di Piazza Gae Aulenti spalanca le porte a un matrimonio con Piazza Salimbeni. M&A a parte, sulle banche pende il nodo dei crediti deteriorati, NPL, che potrebbero lievitare a seguito della pandemia. Potremmo avere numeri più importanti rispetto a quelli della crisi del 2012 con nuove ondate di aumenti di capitale necessari per stabilizzare il sistema bancario. Sarà questa una sfida nella sfida, riuscire a resistere a nuovi aumenti di capitale, in un momento particolarmente difficile per l’economia e il Paese e soprattutto in un’ottica di tassi bassi ancora a lungo. Proprio il settore finanziario potrebbe frenare l’ascesa del FtseMib che è tornato negli ultimi giorni sopra quota 22000 punti. Le aspettative è che la corsa degli ultimi mesi possa arrestarsi poco sopra 24 mila punti. Sarà questo l’ostacolo, superato il quale potremmo puntare verso i 26 mila punti nel corso dell’anno.

I bond e lo spread

Il 2020 ha visto una prosecuzione della discesa dei rendimenti sui principali bond governativi del mondo. Rispetto a qualche anno fa, questa volta a finire sotto zero è stata la parte più lunga della curva, causa lo scoppio della pandemia Covid-19. Il rally dei bond ha coinvolto anche i Btp, che dopo una fase di incertezza iniziale legata al lockdown, hanno iniziato la sua corsa grazie all’annuncio prima e alla approvazione poi del Recovery Fund europeo, oltre che alle misure di stimolo adottate dalla Bce. Complice di ciò il rendimento sul decennale italiano ha registrato nuovi minimi storici proprio negli ultimi giorni, arrivando sulla soglia di 0,50%, un livello impensabile forse solo in primavera, quando si era spinto sino al ridosso del 2%. In forte riduzione anche lo spread, arrivato vicino ai 100 punti base rispetto ai 240 di inizio 2020. All’orizzonte però il quadro rimane piuttosto difficile, complice l’instabilità politica. Nel 2021 e ancor più nel 2022 il Paese dovrà fare i conti con l’enorme debito pubblico accumulato negli ultimi mesi. Una sfida importante che potrebbe tornare a mettere pressione alla carta italiana. Quadro questo che ci spinge ad ipotizzare di vedere lo spread nuovamente sopra i 200 punti base, e su livelli ancor più alti se l’incertezza politica dovesse perdurare.