Crisi come opportunità, soprattutto per i mercati emergenti

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Prima c’è stato il crollo, poi il rally. Dopo aver registrato nei primi tre mesi del 2020 la performance peggiore dal 2008, i mercati azionari emergenti hanno avviato una rapida ripresa: dai livelli minimi della primavera fino alla fine del terzo trimestre, l’indice MSCI Emerging Markets ha registrato guadagni nell’ordine del 43%. Un risultato a prima vista sorprendente, ma è da considerare che, come nei paesi industrializzati, alcuni paesi emergenti sono intervenuti prontamente con pacchetti di sostegno e tagli dei tassi. La pandemia ha messo in luce anche alcune debolezze di molti paesi emergenti: il livello di indebitamento è destinato ad aumentare ulteriormente, come pure i deficit di bilancio. Un’eccessiva dipendenza dai flussi di capitali esteri può rendere un paese vulnerabile. Crediamo quindi che dopo l’emergenza si osserverà un ulteriore ampliamento del divario tra “casi problematici” ed economie che stanno convertendo con successo i propri modelli di crescita. Ad avere tutte le carte in regola è soprattutto la regione asiatica. Ecco cinque motivi.

  1. Le economie emergenti possono contare sulla manodopera specializzata
    Nonostante i tassi di contagio ancora elevati, le borse di Rio e Nuova Delhi hanno recuperato gran parte delle perdite di inizio 2020. È però soprattutto il mercato azionario cinese a essersi mosso al rialzo, nonostante pandemia, conflitti commerciali e proteste a Hong Kong. La Cina si sta trasformando sempre più da economia basata sull’esportazione incentrata su consumi e servizi. Nel contenere il coronavirus, inoltre, il governo ha dimostrato un’ottima capacità di gestione delle crisi. Anche sul fronte della politica monetaria e fiscale la Cina dispone ancora di un certo potenziale. L’economia può contare su un’ampia base di capitale interno e continuare a registrare un incremento della produttività. Ma soprattutto in Cina vivono molti giovani ben istruiti e formati. Anche altri mercati emergenti stanno investendo sempre più nell’istruzione e nella formazione della loro popolazione, soddisfacendo così un importante prerequisito per lo sviluppo di modelli di business innovativi a livello aziendale, alcuni dei quali sono altamente scalabili e generano interessanti rendimenti sul capitale.
  2. L’elevata dimestichezza con la rete nelle società più giovani
    Il crescente ricorso a tecnologie innovative in molti ambiti della vita quotidiana rappresenta un fenomeno destinato a durare in quei paesi dove l’età media è spesso molto più bassa che in Europa. Dal rapporto annuale “Digital 2020” della piattaforma di social media Hootsuite e dell’agenzia digitale We Are Social emerge ad esempio come nel gennaio 2020 gli utenti Internet di tutto il mondo abbiano trascorso online una media di circa sei ore al giorno. Le Filippine, dove più della metà della popolazione ha meno di 20 anni, sono tra i campioni mondiali nell’uso di Internet, con una media di oltre nove ore al giorno. Al contrario, in Giappone e in Germania, dove la società sta invecchiando, l’utilizzo medio è stato “solo” di poco più di quattro ore. Più tempo trascorso in rete significa a volte nuovi modelli di business.
  3. Promozione delle società tecnologiche in Cina
    Dopo la crisi finanziaria e il calo del commercio globale, la Cina si è concentrata sulla qualità della crescita, focalizzandosi in particolare sull’alta tecnologia. Come emerge dallo studio “China Internet Report” condotto dal South China Morning Post, dal 2014 le società cinesi spendono di più per le attività di ricerca e sviluppo rispetto alla concorrenza nell’UE. Con 616 miliardi di dollari, gli investimenti dell’ultimo anno sembrano destinati a superare per la prima volta quelli delle società statunitensi. Anche la portata dei finanziamenti alle startup è considerevole. La Cina, inoltre, è impegnata nello sviluppo e nell’implementazione della rete 5G, alla quale dovrebbero collegarsi entro fine anno 293 città e che entro il 2025 dovrebbe essere disponibile per almeno la metà della popolazione. La Cina intende poi fornire il 40% degli allacciamenti mondiali. Non è tutto: la digitalizzazione con la tecnologia di rete 5G e Internet delle cose richiede potenze di elaborazione sempre maggiori e il governo di Pechino ha deciso che l’economia dovrà diventare indipendente dalle importazioni di tecnologia nel giro di pochi anni. Entro il 2025, la Cina intende soddisfare autonomamente il 70% della domanda interna e sta pertanto incentivando i fornitori nazionali.
  4. Potenziale per l’e-commerce in Asia e Sudamerica
    La nuova politica cinese promuove posti di lavoro più qualificati e meglio retribuiti. Nel 2019, la classe media in espansione e sempre più abbiente rappresentava già il 60% circa della crescita cinese ascrivibile alla domanda di beni di consumo. Quest’anno, per la prima volta, si prevede che i consumi in Cina saranno addirittura superiori a quelli degli Usa. Se l’e-commerce aveva già un ruolo predominante nel paese dopo la crisi finanziaria, il recente lockdown ha impresso ulteriore slancio: il numero già elevato di utenti di Internet mobile tra gli ultraquarantenni in Cina è salito di un ulteriore 14%. Il fatturato dell’e-commerce nel paese ha superato la soglia dei mille miliardi di dollari e il settore è una vivace fucina di nuove idee di business. Ma anche nei mercati emergenti meno sviluppati i consumi stanno crescendo di pari passo con il numero di utenti di telefonia mobile. E così l’e-commerce sta prendendo piede anche nei remoti Stati insulari del sud-est asiatico, una regione con oltre 650 milioni di abitanti in cui il tasso di penetrazione del commercio elettronico è ancora a una sola cifra. La stessa tendenza si osserva in Sudamerica, dove lo shopping avviene sempre più spesso online.
  5. I paesi emergenti precursori nei servizi di pagamento da dispositivi mobili
    Il 2008 ha visto il lancio in Cina della prima grande app che permette di effettuare pagamenti sicuri tramite tablet o smartphone. Alle funzioni di puro pagamento si aggiungono sempre più spesso anche altri servizi finanziari, come prestiti, prodotti d’investimento e polizze assicurative. Le cosiddette società Fintech si stanno trasformando in seri concorrenti dei tradizionali fornitori di servizi finanziari. Nei mercati emergenti, queste realtà sono avvantaggiate dal fatto che le innovazioni di facile utilizzo non sono ostacolate da modelli di business tradizionali o da vecchie infrastrutture software. Il ritmo di sviluppo è rapido e molti impulsi potrebbero provenire proprio da mercati emergenti come Cina, Brasile o Indonesia.