Le buone aziende non si trovano soltanto in Cina

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Prima l’inasprimento normativo nel settore dell’e-commerce, poi le restrizioni a chi fa doposcuola in privato e per ultimo le nuove regole per il gioco online. Negli ultimi mesi le quotazioni in Cina sono calate drasticamente, soprattutto a causa della crescente e inaspettata regolamentazione. Per gli azionisti è stato molto frustrante, soprattutto perché contemporaneamente le azioni di molte società internet statunitensi hanno toccato quasi ogni giorno nuovi prezzi massimi. Dopo tutto, più del 20% del patrimonio del fondo è investito in azioni cinesi, e il settore internet – particolarmente penalizzato dagli ultimi interventi normativi – rappresenta un’ampia quota del portafoglio. Tuttavia, se si pensa al successo duraturo dell’economia nazionale, alcune misure sono abbastanza comprensibili.

Prendiamo ad esempio il settore dei giochi online, che sono molto popolari in Cina.Pechino ha limitato a tre ore alla settimana il tempo massimo che i giovani possono trascorrere a giocare in rete. E dal momento che i giocatori in Cina non solo devono identificarsi con il nome completo, ma anche attraverso il sistema di riconoscimento facciale, il rispetto di questa restrizione diventa anche controllabile. A essere onesti, gli studi dimostrano che si corre davvero il rischio di sviluppare una dipendenza. Dal punto di vista sociale, è quindi assolutamente sensato limitare le ore di gioco. Purtroppo, però, il governo cinese tende a comunicare queste decisioni in modo poco professionale. Non c’è preavviso né tempo per adattarsi ai cambiamenti. In più, diversamente da quanto accade negli Stati Uniti e in Europa, per le aziende colpite è difficile fare ricorso.

Nonostante questo gli effetti per il portafoglio sono stati contenuti. Siamo usciti da alcune posizioni e stiamo monitorando molto attentamente la situazione, ma in realtà investiamo in aziende di alta qualità, con prodotti interessanti, una forte posizione concorrenziale e bilanci solidi. In tal senso, continuiamo a intravedere buone opportunità a lungo termine per alcune società internet cinesi ben selezionate.

Anche se sono proprio queste le aziende finite nel mirino dei regolamenti, per il governo non è solo questione di potere. Secondo noi Pechino punta a un successo nazionale duraturo. I leader politici sanno bene che se il paese vuole continuare a svolgere un ruolo di prim’ordine nel panorama globale, l’economia nazionale ha bisogno di un settore tecnologico dinamico e innovativo. A nostro avviso, quindi, le restrizioni non intendono arrecare danni permanenti alle aziende. Infatti, il vicepremier Liu He ha recentemente sottolineato che le direttive per la promozione del settore privato non sono cambiate e non cambieranno in futuro. Dopo tutto, il settore privato rappresenta più del 50% del gettito fiscale, oltre il 60% della produzione economica e l’80% dell’occupazione locale.

Solo un anno fa, le piattaforme cinesi di e-commerce si sono fortemente rivalutate. La crisi del coronavirus ha accelerato la tendenza alla digitalizzazione e con essa il loro business. In questo non è cambiato nulla. Con la nuova regolamentazione, però, alcuni titoli hanno subito una battuta d’arresto, il che dimostra quanto sia importante distribuire sempre in modo sensato il patrimonio dei clienti su diversi paesi e settori. La diversificazione è tutto. Ecco perché è una componente essenziale della nostra strategia di investimento.

Quindi anche se i titoli tecnologici cinesi non se la passano molto bene nel settore dell’e-commerce ci sono buone opportunità con aziende che generano il loro fatturato, ad esempio, in Sud America o nel sud-est asiatico. Interessanti sono anche alcuni produttori cinesi di beni di consumo o aziende del settore sanitario, che non sono prese di mira dalle autorità normative. Inoltre, sul piano geografico, le azioni cinesi rappresentano al momento la posizione più ampia del portafoglio, integrata da una forte esposizione anche all’India o a Taiwan e da una quota del 12% investita negli Stati Uniti.

Anche se può sembrare strano dire che gli Stati Uniti sono un mercato emergente, per noi conta poco dov’è ubicata o quotata una società. Decisivo invece è il successo economico o dove si svolge la maggior parte dell’attività commerciale. Ad esempio, una società di servizi informatici attiva a livello globale può essere quotata negli Stati Uniti, ma avere fondatori bielorussi che ricorrono quindi a molti sviluppatori di software nel loro paese d’origine. Anche i marchi internazionali di cosmetici e articoli sportivi generano una buona parte del loro fatturato nei mercati emergenti. Abbiamo identificato anche in India una serie di aziende di qualità, che ci sembrano offrire prospettive incoraggianti a lungo termine.

Nonostante sia scoppiata una nuova ondata di coronavirus, a differenza della scorsa primavera non c’è stato un blocco a livello nazionale, ma solo restrizioni alla mobilità regionale. Il mercato azionario si è dimostrato sorprendentemente resiliente e ha persino raggiunto un nuovo massimo storico. Anche la valuta è riuscita a riprendersi da una debolezza passeggera. In India investiamo da tempo in un istituto che finanzia immobili, ma abbiamo individuato opportunità di acquisto interessanti anche nel settore tecnologico.

Per quanto riguarda il settore delle materie prime, quest’anno ha aperto su una nota particolarmente brillante. Il suo successo però dipende molto dall’andamento dell’economia ed essendo questo aspetto difficile da prevedere, non investiamo molto in questi titoli. Ci concentriamo sulle aziende di qualità e in forte crescita, cioè realtà che, a nostro avviso, hanno buone possibilità di continuare a generare rendimenti elevati e prevedibili in futuro. Non devono avere valutazioni eccessive, ma dovrebbero comunque offrire un certo potenziale.