Il Patto per l’innovazione nel pubblico impiego rilancia la previdenza complementare

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E’ stato siglato dal Governo, con la presenza del Presidente del Consiglio Mario Draghi e del Ministro Brunetta, con i sindacati confederali il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale.

L’importante accordo si propone , all’insegna del dialogo sociale, di innovare la Pubblica Amministrazione in un percorso di riforma che si colloca tra le raccomandazioni che il Consiglio d’Europa ha rivolto al nostro Paese come una delle condizioni per potere richiedere le risorse del Recovery Fund con la presentazione del Piano Nazionale di Riforme e Resilienza che dovrà aver luogo entro il prossimo 30 aprile.

Nel riconoscere l’importanza del settore pubblico al servizio del cittadino il Premier ha sottolineato la necessità di un flight to quality che si muova su due direttive: investimenti in connettività con anche la realizzazione di piattaforme efficienti e di facile utilizzo da parte dei cittadini; aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici, anche selezionando nelle assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro, senza costringere a lunghissime attese decine di migliaia di candidati. Il tutto ricordando come l’età media oggi dei dipendenti pubblici è di quasi 51 anni, mentre venti anni fa era di 43 anni e mezzo.

Dal punto di vista demografico, quindi, per ragioni che trovano la loro radice in eventi anche lontani, c’è stato un progressivo indebolimento della struttura demografica della pubblica amministrazione. C’è poi un secondo aspetto, la formazione per cui oggi si spendono 48 euro a persona nel pubblico impiego.

Il Patto per l’Innovazione evidenzia allora la necessità di una centralità delle risorse umane sia valorizzando con criteri meritocratici i dipendenti già in servizio che selezionando nelle assunzioni  le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro.

In audizione parlamentare il Ministro della Pubblica Amministrazione a tal proposito ha anche sottolineato come sia in fase di studio la possibilità di attivare meccanismi di prepensionamento su base volontaria per favorire processi di  turnover generazionale.

Il Governo emanerà, in tempi brevi, gli atti di indirizzo di propria competenza per il riavvio della stagione contrattuale sia ai fini della stipulazione del contratto collettivo nazionale quadro sui comparti e aree di contrattazione collettiva, che con riferimento ai singoli comparti e aree, nonché a sollecitare i Comitati di settore per quanto di competenza.

Con riferimento alle prestazioni svolte a distanza (lavoro agile), nell’ottica del superamento della gestione emergenziale, sarà necessaria a definizione, nei futuri contratti collettivi nazionali, di una disciplina che garantisca condizioni di lavoro trasparenti, che favorisca la produttività e l’orientamento ai risultati, concili le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con le esigenze organizzative delle Pubbliche Amministrazioni, consentendo, ad un tempo, il miglioramento dei servizi pubblici e dell’equilibrio fra vita professionale e vita privata.

La formazione e la riqualificazione del personale deve assumere centralità quale diritto soggettivo del dipendente pubblico e rango di investimento organizzativo necessario e variabile strategica non assimilabile a mera voce di costo nell’ambito delle politiche relative al lavoro pubblico. In particolare va ribadito che le attività di apprendimento e di formazione devono essere considerate a ogni effetto come attività lavorative.

Si assume, quindi, l’impegno a definire, previo confronto, politiche formative di ampio respiro in grado di rispondere alle mutate esigenze delle Amministrazioni Pubbliche, garantendo percorsi formativi specifici a tutto il personale con particolare riferimento al miglioramento delle competenze informatiche e digitali e di specifiche competenze avanzate di carattere professionale.

Molto interessante poi la previsione per cui si  concorda sulla necessità di implementare gli istituti di welfare contrattuale, anche con riguardo al sostegno alla genitorialità con misure che integrino e implementino le prestazioni pubbliche, le forme di previdenza complementare e i sistemi di premialità diretti al miglioramento dei servizi, estendendo anche ai comparti del pubblico impiego le agevolazioni fiscali previste per i settori privati a tali fini.

Il Patto potrebbe allora rappresentare un utile volano per il definitivo sviluppo dei fondi pensione del pubblico impiego.

Al momento, secondo l’ultima Relazione annuale della Covip sono circa solo 198.000 gli iscritti alle iniziative di tipo occupazionale dedicate ai dipendenti del pubblico impiego; di questi: circa 100.000 di pertinenza del fondo rivolto al comparto della scuola (Espero); 46.000 del fondo destinato al comparto regioni e autonomie locali, sanità, Ministeri e Presidenza del Consiglio dei ministri (Perseo Sirio); gli altri distribuiti per lo più nei fondi negoziali di matrice territoriale.