L’esoscheletro soprannumerario Sophia per un lavoro in fabbrica più sicuro

Gianluca Dotti per Credit Suisse Asset Management -

È in fase di sviluppo in Italia un esoscheletro davvero particolare, un’armatura indossabile assistita da motori in grado di sollevare oggetti pesanti e da una serie di sensori avanzati. Con l’obiettivo non solo di superare i limiti umani in termini di forza, ma anche di ampliare le attività che ciascuna persona può compiere, garantendo quindi flessibilità e riconfigurabilità delle risorse umane.

Il suo nome è Sophia, e tra le sue caratteristiche più curiose c’è l’essere soprannumerario, ossia con più arti rispetto agli esseri umani. L’esoscheletro è infatti dotato di due braccia (e due mani) aggiuntive, tanto che qualcuno ha paragonato questa soluzione alla divinità induista Brahmā. Le 4 braccia saranno guidate da uno stesso operatore – che ovviamente sarà addestrato a farlo – e grazie all’aiuto dei due bracci meccanici aggiuntivi si potranno accorciare i tempi di molte lavorazioni meccaniche.

Capofila del progetto è l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (Iit), a cui si uniscono molti altri centri di eccellenza nazionali e internazionali, dall’università di Pisa a quella di Twente, da Bruxelles fino al laboratorio francese di micro-robotica a Montpellier. E naturalmente ci sono pure diversi partner industriali, interessati ad adottare per primi la tecnologia una volta pronta. I finanziamenti sono soprattutto europei, attraverso il programma Horizon, che tra le altre cose punta a ridisegnare il lavoro in fabbrica per renderlo non solo più efficiente ma anche più fisicamente e socialmente sostenibile. Come? Spostando dalle persone ai robot tutto ciò che può essere faticoso, logorante, ripetitivo o pericoloso. E con la possibilità, peraltro, di ridurre il numero di incidenti e infortuni sul lavoro, che solo in Europa costano ogni anno diverse vite e 240 miliardi di euro.

Guardando più in dettaglio alle caratteristiche di Sophia, la struttura sarà dotata di sensori capaci di analizzare la postura e i movimenti di chi la indossa, valutando anche gli sforzi compiuti. I dati raccolti sono poi trasmessi a un elaboratore, che a sua volta può mandare un avviso all’operatore se la postura assunta è sbagliata o rischiosa, e attivare le parti meccaniche dell’esoscheletro in modo che possano arrivare in aiuto alla forza muscolare dell’operatore stesso. In parallelo, è in fase di sviluppo anche un sistema di telecamere intelligenti che seguono i singoli movimenti, mostrando su uno schermo il corpo stilizzato della persona ed evidenziando in rosso le parti che in quel momento risultano sotto stress. Naturalmente qui il tema non è solo tecnologico ma anche di privacy e di diritti dei lavoratori ma, una volta circoscritto con precisione ciò che l’esoscheletro potrà e non potrà fare, si tratterà di un avanzamento tecnologico decisivo per la quotidianità in fabbrica. Fabbrica che, peraltro, evolve sempre più in fretta verso il modello di Industria 4.0.