3 modi per valutare l’inflazione

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Possiamo esaminare l’inflazione secondo tre punti di vista diversi. Il primo è che sappiamo che gli effetti di base e i prezzi dell’energia faranno salire l’inflazione dei prezzi nel 2° trimestre.

Il secondo riguarda l’inflazione determinata dalle frizioni nella catena di distribuzione nella fase di riapertura. Lo vediamo in diversi ambiti, materie prime, costi di spedizione, semiconduttori, materiali da costruzione e costo del lavoro. Non abbiamo mai assistito a chiusure e riaperture così rapide dell’economia mondiale come durante lo scorso anno, e le profonde oscillazioni dell’attività hanno creato problematiche sul fronte dell’offerta. Alcune imprese hanno chiuso, sono andati perduti posti di lavoro e alcuni impianti produttivi sono stati bloccati. Ci vorrà del tempo per tornare al punto in cui eravamo nel gennaio 2020, ci saranno pressioni sui costi poiché la domanda reagirà più rapidamente dell’offerta. Tutto ciò potrebbe contribuire a un periodo di inflazione più prolungato ma non comporta necessariamente un nuovo regime inflazionistico.

Il terzo punto di vista riguarda la tendenza dell’inflazione nel più lungo termine. Ci vorrà del tempo prima di riuscire a identificare tendenze più persistenti nella crescita dei salari, nel potere di determinazione dei prezzi o nel comportamento dell’inflazione. Diverse tendenze hanno contribuito al calo dell’inflazione negli ultimi 30 anni, tra cui la globalizzazione, la digitalizzazione, le riforme del mercato del lavoro, i fattori demografici e l’indipendenza della banca centrale. Non sono convinto che tutti questi fattori abbiano subito un’inversione di tendenza. Quel che è cambiato è l’approccio politico, dove sia la politica fiscale che quella monetaria sostengono la domanda. Ci chiediamo fino a che punto questo abbia cambiato gli equilibri tra domanda e offerta.

Le tendenze protezionistiche degli ultimi anni sono state sufficienti a danneggiare effettivamente la concorrenza globale o, in realtà, su scala globale nel mondo del lavoro, dei capitali e delle merci ci sono ancora le condizioni per evitare un forte rialzo dell’inflazione nel breve termine?

Ad ogni modo, la previsione è che l’inflazione salirà un po’ quest’anno. Assisteremo a un consolidamento dei tassi di interesse sul mercato per cui servirà una buona comunicazione da parte delle banche centrali, soprattutto della Federal Reserve. La banca centrale americana ha ribadito che l’economia è lontana dal centrare l’obiettivo e che non è ancora il momento di cambiare la politica monetaria, né di ridurre gli acquisti di titoli. La mia previsione di base è che ci muoveremo verso yield sui Treasury decennali entro un range di 2,0%-2,5% nei prossimi trimestri, ma alla fine tale tendenza sarà in linea con la realtà economica e l’aspettativa che, nei prossimi anni, assisteremo a una qualche forma di normalizzazione monetaria.