Carbon Tax e inflazione, gli impatti possibili

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Il 14 luglio è stato annunciato l’ambizioso piano dell’Unione Europea volto a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nel 2050. Tra le varie misure proposte, una delle più discusse è la tassa sulle emissioni alla frontiera, o CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), per cui materie prime da industrie ad alte emissioni di carbonio come acciaio, cemento e fertilizzanti verranno tassate all’ingresso. Questa manovra ha l’obiettivo di evitare un carbon leakage, ovvero che le misure già in atto all’interno dell’UE per diminuire le emissioni di queste industrie siano rese inefficaci da un trasferimento delle attività fuori confine, verso paesi dalle regolamentazioni meno stringenti. Imponendo una tassa di questo tipo si creerebbero condizioni più eque tra i produttori dentro e fuori l’Europa; inoltre concedendo un beneficio fiscale per chi emette meno si potrebbe creare un incentivo alla riduzione delle emissioni straniere.

Tuttavia, seppur sia stata ben accolta dal punto di vista ambientale, la manovra ha suscitato preoccupazione negli economisti. Infatti, una carbon tax provocherebbe l’aumento dei prezzi delle materie prime importate, costituendo un’ulteriore spinta inflazionistica. Ad esempio, secondo una ricerca, per limitare il riscaldamento globale a 2 gradi occorrerebbe definire un prezzo del carbonio tra 40 e 80 USD per tonnellata; ebbene, se venisse implementato improvvisamente e simultaneamente nel mondo un costo di 80 USD, si verificherebbero degli shock fino a circa il 3,3% sull’inflazione dei prezzi al consumo, poiché l’aumento sarebbe subito trasmesso ai consumatori, ad esempio tramite le bollette.

Benché non si profilino misure così drastiche e diffuse, si parla comunque di cifre significative, soprattutto in un momento storico già segnato dall’inflazione oltre i target che preoccupa gli investitori sulle future mosse delle Banche Centrali. Infatti, proprio a fronte del dato dell’inflazione annuale al 2,5% a giugno, la Bank of England ha risposto annunciando, prima fra tutte, che se il trend dovesse continuare considererà l’interruzione dello stimolo monetario già dal prossimo mese. Nonostante le problematiche legate al rialzo dei prezzi che dovranno necessariamente essere affrontate, si ricordi che Banche Centrali, come BCE o BoE, hanno affermato chiaramente l’impegno dei propri mandati per il cambiamento climatico. Questo comprende anche la possibilità di riorientare i programmi di Quantitative Easing verso il green, integrando il debito di società ritenute più sostenibili e le obbligazioni verdi, che sono valutate per l’80% come Investment Grade e perciò rientrano nei parametri di acquisto della BCE. In conclusione, l’introduzione di una carbon border tax per l’UE è una misura ambiziosa, ma presuppone la cooperazione di tutte le istituzioni europee per garantire che la transizione ecologica non penalizzi nessuno e un green QE potrà essere un ulteriore incentivo per le