Il debole rapporto sull’occupazione USA affossa il dollaro e mette in difficoltà la Fed

-

Una crescita dell’occupazione più debole del previsto è uscita insieme ad un forte aumento dei salari, suggerendo che le pressioni inflazionistiche possano non essere transitorie, al contrario di quando si aspetta la Fed.

Il dollaro statunitense si è indebolito mentre i rendimenti dei Treasury sono saliti, rompendo la consueta correlazione tra i due. Gli asset rischiosi hanno avuto una performance mista. Le materie prime sono salite fortemente fino a un nuovo massimo da cinque anni, trascinando con loro le valute dei mercati emergenti: un ulteriore segno che le pressioni inflazionistiche non si attenueranno. I mercati azionari hanno perso terreno, trascinati verso il basso dal rapporto sui salari. La valuta peggiore della settimana è stata sicuramente il dollaro statunitense, in calo contro tutte le principali valute.

Con la fine delle vacanze, l’attenzione si sposta ora sulle riunioni delle principali banche centrali a settembre, guidati dalla BCE giovedì e dalla Fed tra un paio di settimane. L’insolito tono stagflazionistico delle recenti notizie macroeconomiche, in particolare negli Stati Uniti, rende particolarmente difficile prevedere la reazione che potranno avere le banche centrali. Ci aspettiamo un dibattito animato all’interno del consiglio della BCE, anche se non è chiaro se ci sarà già un consenso per iniziare a ridurre gli acquisti mensili di titoli di stato del programma PEPP.

EUR

Il rapporto flash sull’inflazione dell’Eurozona ha fornito un’altra sgradevole sorpresa. Sia la misura base che quella “core” sono aumentate fortemente e la crescita è solo parzialmente attribuibile a fattori una tantum. Sembra chiaro che la BCE dovrà risolvere lo stesso enigma della Federal Reserve, cioè capire come affrontare le persistenti pressioni inflazionistiche nonostante il mercato del lavoro debba ancora tornare ai livelli pre-pandemici.

La riunione di questa settimana sarà finalmente equilibrata e ci aspettiamo quantomeno che possano iniziare ad emergere dissensi all’interno del consiglio che potrebbero supportare la valuta comune.

USD

Il report sul mercato del lavoro statunitense ha delineato un ambiente economico stagflazionistico, con un deludente numero di posti di lavoro creati e un forte aumento dei salari. Mentre quest’ultimo fattore sarebbe generalmente ben visto, gli incrementi continuano ad essere inferiori rispetto all’inflazione e quindi in termini reali i salari stanno diminuendo.

Come nel caso della BCE, continua ad intensificarsi il dibattito all’interno della Fed, visto che è sempre meno chiaro se ulteriori stimoli monetari possano fare più bene che male in queste circostanze. Indipendentemente da ciò, le perdite del dollaro unite all’aumento dei rendimenti dei Treasury si possono spiegare facilmente in un contesto di stagflazione.

GBP

I dati provenienti dal Regno Unito suggeriscono che la ripresa economica sia sulla buona strada e i mercati si aspettano una crescita molto forte del PIL mensile di luglio in uscita questa settimana. Tuttavia, la Banca d’Inghilterra dovrà affrontare il dilemma creato dalle forti pressioni inflazionistiche unite al rallentamento della crescita dell’occupazione.

Pensiamo che le aspettative del mercato sulla riduzione degli acquisti di titoli di stato e sui futuri rialzi dei tassi nel Regno Unito siano troppo accomodanti e quindi vediamo nella riunione della Bank of England di settembre un potenziale catalizzatore per un recupero della sterlina.