L’inflazione record negli Stati Uniti rafforza il dollaro

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Negli Stati Uniti è da un po’ di tempo che si attende il picco dell’inflazione ma i dati di giugno hanno confermato che la crescita non si è ancora fermata. Questo ha rafforzato ulteriormente il dollaro portandolo contro euro ad una breve rottura della soglia psicologica della parità. La valuta comune ha però chiuso la settimana in recupero riportandosi al di sopra. I mercati stanno ora scontando la possibilità di un aumento dei tassi da parte della Fed senza precedenti di 100 punti base alla prossima riunione. In questo contesto è sicuramente rassicurante che gli asset considerati rischiosi, come azioni e valute dei mercati emergenti, abbiano chiuso la settimana invariati o in leggero calo.

Tutti gli occhi sono ora puntati sulla riunione della BCE di giovedì. Ci si attende un aumento di 25 punti base e una probabilità del 10% di un rialzo di 50 punti base. Una sorpresa al rialzo da parte della BCE potrebbe alimentare un rally dell’euro. Anche la Banca del Giappone si riunirà giovedì ma si prevede che rimarrà l’unica banca centrale a confermare la politica ultra accomodante. I dati sull’inflazione del Regno Unito (martedì) e gli indici PMI di luglio per la maggior parte delle principali economie completeranno una settimana molto ricca di dati macroeconomici.

EUR

La scorsa settimana ci ha fornito notizie contrastanti sull’economia dell’Eurozona.  Ad una forte contrazione delle immatricolazioni di auto ha fatto da contraltare un miglioramento nella produzione industriale del mese di maggio. I mercati hanno comunque ignorato questi dati e ora si concentrano su due eventi chiave. L’altro evento, oltre alla riunione della BCE di giovedì, che potrebbe causare grande volatilità nel mercato sarà la ripresa della fornitura di gas attraverso il gasdotto Nordstream.

Il mercato al momento ipotizza un aumento di 25 punti base cosa che lascerebbe alla BCE la possibilità di sorprendere con un rialzo più deciso i mercati e mostrarsi finalmente credibile nella lotta all’inflazione. Ma forse più importante della decisione sui tassi, sarà capire il livello di unanimità che si otterrà attorno allo strumento anti-frammentazione, che non è altro che un modo per riprendere l’acquisto di obbligazioni dei paesi periferici stampando euro. Questa settimana promette di essere una delle più interessanti da molti mesi per la moneta comune.

USD

Le speranze che l’inflazione negli Stati Uniti abbia raggiunto il picco, alimentate dal rapporto PCE del mese scorso sulla spesa per consumi personali, sono state deluse da un’altra sorpresa nel CPI di giugno. Tuttavia, riteniamo che rialzi dei tassi superiori a 75 punti base siano improbabili e che i mercati siano stati troppo rapidi nello scontare nei cambi questa possibilità. Questo espone il vertiginoso rally del dollaro ad una correzione.

Questa settimana negli Stati Uniti saranno pubblicati solo dati secondari e il biglietto verde lascerà il palco ad altre valute, l’euro in particolare. Per una volta, il dollaro dovrebbe essere scambiato in base a ciò che accade in altri paesi.

GBP

I solidi dati economici di maggio pubblicati la scorsa settimana nel Regno Unito non hanno dato supporto alla sterlina che si è deprezzata rispetto a tutte le valute del G10 ad eccezione dello yen giapponese. È probabile che i dati sull’IPC raggiungano un nuovo massimo pluridecennale e che, unito al tono da falco dei recenti comunicati della Banca d’Inghilterra, confermerebbe la nostra aspettativa di un aumento di 50 pb ad agosto.

Il rapporto sul mercato del lavoro di questa settimana ci dirà anche se gli effetti dell’inflazione si stanno riflettendo anche nella determinazione dei salari. La pubblicazione degli indici PMI, che la maggior parte degli operatori si aspettano che rimangano tutti in territorio espansivo, chiuderà una settimana ricca di dati.