Le previsioni sull’andamento della spesa pensionistica

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La Ragioneria generale dello Stato ha pubblicato sul proprio sito la versione aggiornata del proprio Rapporto annuale sulle Tendenze di medio lungo periodo del sistema pensionistico e sociosanitario. L’aggiornamento assume particolare rilevanza in considerazione del fatto che il Governo si accinge a varare nella prossima manovra finanziaria una serie di misure in ambito previdenziale. Quali sono le principali evidenze ?

Così come viene ricordato le previsioni della spesa pensionistica in rapporto al PIL sono effettuate sulla base della legislazione vigente a marzo 2021 e, pertanto, contengono, in particolare, gli effetti della normativa introdotti con la Legge di Bilancio 2021che in materia pensionistica, stabiliscono la proroga di “Opzione donna” vale a dire della misura che consente l’accesso al pensionamento anticipato per le donne che maturano, nel 2020, 35 anni di contributi e 58 anni di età, se lavoratrici dipendenti, e 59 anni di età, se lavoratrici autonome. Sono previste anche misure specifiche di agevolazione al pensionamento per particolari categorie (quali, in particolare, quelle interessate alla cosiddetta “nona salvaguardia”).  Si considerano poi anche gli effetti imputabili alle misure introdotte con il DL 4/2019 che ha introdotto quota 100 e stabilito per il canale di pensionamento indipendente dall’età, il blocco per gli anni 2019-2026 dell’adeguamento del requisito di anzianità contributiva alle variazioni della speranza di vita. Tali ultimi interventi, data la loro temporaneità, sottolinea la Ragioneria generale dello Stato , hanno rilevanza nel breve periodo, ma producono anche effetti strutturali di medio-lungo termine.

Come procede allora l’andamento della spesa previdenziale in rapporto al Pil ?  Dopo la crescita nel triennio 2008-2010, imputabile esclusivamente alla fase acuta della recessione, il rapporto fra spesa pensionistica e PIL risente negativamente dell’ulteriore fase di recessione degli anni successivi con effetti che si propagano per tutto il quadriennio 2012-2015.

A seguito della doppia recessione, si legge,  la spesa pensionistica/PIL si attesta nel 2013-2014 su un valore più elevato di circa 2,5 punti percentuali rispetto al livello pre-crisi del 2007, passando dal 13,3% al 15,8%. Successivamente, a partire dal 2015, la spesa pensionistica in rapporto al PIL, in presenza di una crescita economica che torna ad essere  leggermente positiva, flette gradualmente portandosi al 15,4%, nel 2016.

Tale tendenza, che sconta anche l’aumento dei requisiti di pensionamento, prosegue fino a raggiungere un minimo relativo del 15,2% nel biennio 2017-2018.

A partire dal 2019 e fino al 2022, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL torna ad aumentare con un picco in corrispondenza del 2020. La spesa in rapporto al PIL cresce significativamente a causa della forte contrazione dei livelli di PIL dovuti all’impatto dell’emergenza sanitaria che ha colpito l’Italia. Tale andamento è condizionato, inoltre, dall’esplicarsi delle misure in ambito previdenziale contenute nel DL 4/2019 .

La spesa in rapporto al PIL raggiunge un’incidenza del 17,1% nel 2020 per ripiegare  su un livello pari al 16,1% nel 2022. In seguito, il rapporto continua a scendere fino al 2024, raggiungendo il valore di 15,8% del PIL, principalmente sulla scorta delle ipotesi di crescita del PIL del DEF 2021.

Negli anni immediatamente successivi al 2024 il rapporto tende a stabilizzarsi fino al 2029, anche in presenza di ipotesi di crescita del PIL meno favorevoli, grazie all’esaurirsi, dal lato della spesa, degli effetti del nuovo canale di accesso al pensionamento anticipato introdotto in via generalizzata e temporanea per i soggetti che maturano i relativi requisiti nel triennio 2019-2021 (Quota 100) sia dall’ipotizzato parziale recupero dei livelli occupazionali precedenti l’adozione del provvedimento e lo scoppio della crisi sanitaria. Inoltre, si assiste alla prosecuzione graduale del processo di innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento e alla contestuale applicazione, pro rata, del sistema di calcolo contributivo.

Successivamente il rapporto spesa/PIL aumenta velocemente fino a raggiungere il picco relativo del 16,6% nel 2044. La fase di crescita, evidenziata nella parte centrale del periodo di previsione, è dovuta all’incremento del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati indotto dalla transizione demografica, solo in parte compensato dall’innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento. Tale incremento sopravanza l’effetto di contenimento degli importi pensionistici esercitato dalla graduale applicazione del sistema di calcolo contributivo sull’intera vita lavorativa.

Negli anni successivi, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL inizia una rapida discesa che tocca il livello del 15,8% nel 2050 per attestarsi infine al 13,3% nel 2070.