COP26 ed emissioni nette zero: 3 strumenti chiave per una transizione ecologica di successo

-

È un dato di fatto: purtroppo siamo già in ritardo sulle ambizioni di emissioni nette zero entro il 2050. L’esecuzione di progetti greenfield sulle rinnovabili richiede troppo tempo a causa delle complessità burocratiche. Innumerevoli permessi, carte e controlli possono trasformare qualsiasi progetto di questo tipo in un incubo. Le inefficienze governative dovranno essere eliminate prima di poterci impegnare pienamente in una rivoluzione sostenibile.

Inoltre, non dobbiamo dimenticare che il consumo in termini assoluti è solo aumentato negli ultimi decenni e probabilmente continuerà a farlo se non controllato. Da un lato, le aziende dovranno passare da una logica di volumi a una strategia basata su valore e qualità, dall’altro, i consumatori dovranno tagliare i consumi inutili. Questo richiede un completo cambiamento di paradigma e un tale concetto riformulato di “crescita” produrrà un significativo effetto a catena nei nostri attuali mercati ad alta intensità di risorse. In termini concreti, le impronte delle risorse energetiche, dei trasporti, della produzione, dell’edilizia, dell’agricoltura e del sistema alimentare devono essere affrontati.

Il miglioramento della burocrazia e un drastico calo dei consumi avranno senza dubbio un effetto positivo, anche se indiretto, sulle emissioni di carbonio. Tuttavia, dobbiamo anche considerare i modi per affrontare direttamente il problema del carbonio alla fonte.

Per riformare efficacemente la nostra industria energetica basata sui combustibili fossili, le energie rinnovabili saltano all’occhio come una valida alternativa. L’energia idroelettrica ed eolica sono già impiegate su larga scala. Il solare potrebbe essere la prossima fonte rinnovabile a ricevere ulteriore attenzione specialmente grazie alle sostanziali riduzioni dei costi di cui ha beneficiato nell’ultimo decennio, che l’hanno resa probabilmente la fonte energetica più economica. Un’altra alternativa rinnovabile è rappresentata dall’idrogeno, il cui processo di estrazione è notevolmente migliorato negli ultimi tempi. Diverse multinazionali dei settori industriale, della telefonia mobile e del riscaldamento sono infatti particolarmente entusiaste del potenziale dell’idrogeno che vanta anche alcune applicazioni promettenti nell’aviazione.

Il nostro secondo strumento nella lotta contro le emissioni di carbonio è la selezione di fonti di trasporto più verdi. I veicoli elettrici (Electric Vehicles) sono la soluzione più comunemente citata. Le vendite di veicoli elettrici in Europa dovrebbero incrementare nel prossimo futuro. Anche la crescita cinese è significativa, sostenuta principalmente dalla regolamentazione, così come quella dell’India che ha intrapreso alcune misure per promuovere la diffusione dei veicoli elettrici. Nonostante queste promettenti prospettive, ci sono ancora diverse questioni da affrontare per far sì che questa soluzione possa fornire un contributo significativo per i nostri obiettivi di emissioni nette zero. La sfida più grande rimane il processo di produzione delle batterie, l’origine dell’energia per alimentarle e le dimensioni dei veicoli. Inoltre, c’è un rischio reale di scarsità di risorse. Il nichel e il litio, entrambi elementi chiave nelle batterie EV, dovrebbero già esaurirsi entro il 2024. Il riciclo e l’elaborazione di prodotti a ciclo di vita sono essenziali per guidarci verso un’elettrificazione di successo della mobilità. Il biocarburante è un’altra opzione per aiutarci a sostituire il diesel e la benzina in settori come l’aviazione e può giocare un ruolo importante nel futuro mix energetico. Come l’idrogeno, però, l’uso del biocarburante è ancora limitato, anche se ci si aspetta che aumenti fino a rappresentare il 4% dei carburanti per il trasporto globale entro il 2030.

Il terzo è la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CSS). Anche se un po’ controverso, il CCS rimane l’unico modo per catturare le emissioni associate alle industrie difficili da decarbonizzare come quella dell’acciaio, del cemento e dei prodotti chimici. Se vogliamo rimanere al di sotto di un aumento della temperatura di 2°C, le stime dei requisiti in termini di investimenti variano, ma possono arrivare a 2,5 trilioni di dollari entro il 2050. Attualmente, i programmi di cattura e stoccaggio del carbonio sono limitati, con un tasso di implementazione lento. Questo ha portato alcuni a sostenere invece una tassazione del carbonio. La questione delle tasse transfrontaliere e il potenziale mercato globale del carbonio diventeranno sempre più rilevanti.

Per una corretta transizione verso un’economia a zero emissioni di carbonio, abbiamo bisogno di allineare gli interessi di tre entità chiave: governi, aziende e utenti finali. Nel lungo termine, la decarbonizzazione dovrebbe essere deflazionistica per i consumatori. Tuttavia, durante la transizione, i costi possono salire e si possono verificare picchi di volatilità (i recenti picchi dei prezzi dell’elettricità sono un esempio appropriato). È improbabile che i consumatori siano disposti o preparati a pagare un premio significativo per “soluzioni verdi”, quindi i governi devono intervenire per facilitare la transizione. Questo dovrebbe alleviare le difficoltà sostenute da aziende e/o consumatori. Le società di servizi dovranno trovare un modo per evitare aumenti dei prezzi dell’elettricità nel medio termine, prima di un passaggio a un’economia basata completamente sulle energie rinnovabili. Infine, anche i prezzi del carbonio dovranno aumentare significativamente per incoraggiare ulteriormente la decarbonizzazione nei settori ad alta intensità energetica. In conclusione, è ancora possibile tracciare il cammino per un futuro più sostenibile. Tuttavia, dovremo destreggiarci tra molti fattori diversi in modo efficiente e tempestivo per assicurare una transizione efficace verso un futuro a zero emissioni di carbonio. Vediamo se la COP26 può scaricare a terra alcuni di questi obiettivi.