COP26, il finanziamento della lotta al cambiamento climatico al centro della scena

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La COP26 è ormai imminente e la parola chiave è chiaramente una: accelerazione. Il finanziamento delle attività legate al clima sarà sicuramente il fattore determinante del suo successo. Gli obiettivi principali sono quattro: stabilizzare il percorso verso emissioni nette zero entro la metà del secolo, mobilitare i mezzi di finanziamento, adattarsi e proteggere le comunità locali e gli habitat e infine lavorare insieme per raggiungere il traguardo.

In primo luogo, la conferenza sarà incentrata sullo slogan “ricostruire meglio”. Sulla scia delle azioni delle nazioni leader in tutto il mondo, la mentalità e la filosofia di una ripresa verde può guidare il dibattito, quindi avere un impatto su flussi finanziari, aziende e investitori. Il mondo seguirà l’esempio dell’Europa ed evolverà verso una finanza sostenibile e inclusiva?

In secondo luogo, la COP26 è considerata il successore della COP21 (2015). Ciò che non è stato concordato a Parigi, dovrebbe essere affrontato ora. Cinque argomenti importanti alimenteranno i dibattiti, con impatto/influenza diretta sui flussi finanziari:

Le nazioni discuteranno obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni, chiamati “National Determined Contributions” (NDC),più ambiziosi e rivisti, in linea con l’ultimo rapporto dell’IPCC.

I membri cercheranno di dettagliare le regole sull’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, che riguarda la cooperazione e ha introdotto il concetto di un mercato internazionale delle emissioni di carbonio.

Come stabilire meccanismi di finanziamento delle perdite e dei danni, un fattore critico per i paesi meno sviluppati (e più vulnerabili). I maggiori inquinatori pagheranno equamente per i paesi più colpiti?

Soluzioni ispirate alla natura, efficaci dal punto di vista dei costi e che forniscono simultaneamente benefici ambientali, sociali ed economici e il loro ruolo nell’attuazione della strategia di Parigi.

La domanda da 100 miliardi di dollari: i flussi finanziari necessari per il contrasto al cambiamento climatico dovrebbero essere mobilitati dal mercato verso i paesi meno sviluppati per raggiungere una transizione giusta/equa.

Alcuni di questi argomenti implicheranno finanziamenti e regolamentazioni pubbliche, portando a rischi e opportunità di transizione per aziende e investitori. Altri avranno un impatto diretto sulle aziende e sugli investitori che mirano a raggiungere i loro obiettivi climatici e creeranno nuovi rischi e opportunità di transizione, come per esempio l’apertura di nuovi mercati.

In terzo luogo, bisogna considerare l’influenza delle decisioni e delle azioni di grandi nazioni come gli Stati Uniti, la Russia e la Cina sui mercati finanziari. Dopo essere brevemente usciti dall’accordo, gli Stati Uniti vi stanno rientrando con più decisione di prima? Che impatto avrà questo sugli USA e sui mercati internazionali (finanziari e commerciali)?

Come si comporteranno, durante i negoziati, le nazioni responsabili delle maggiori emissioni? E possiamo aspettarci qualche coalizione e alleanza progressista che possa influenzare direttamente le imprese di tutto il mondo? A questo proposito potrebbe essere interessante seguire le azioni dei cosiddetti “blocchi climatici”, gruppi che hanno lo stesso interesse, come il Gruppo Africa, i Paesi meno sviluppati, l’Umbrella Group (paesi sviluppati non UE), l’UE, il BASIC (Brasile, Sud Africa, India e Cina), il Gruppo Arabo, ecc.

Il finanziamento per la lotta al cambiamento climatico è sicuramente al centro della COP26. Come investitori (istituzionali), abbiamo un ruolo importante nel contribuire al successo dell’Accordo di Parigi.  Assicurare il traguardo di emissioni nette zero entro la metà del secolo significa tagliare le emissioni del 50-80% entro il 2030 (rispetto al 2020) e del 100% entro il 2050 in tutti i settori. Sapendo che le emissioni legate all’energia nei trasporti, nell’industria e nel riscaldamento rappresentano quasi i 4/5 di quelle globali, il finanziamento della transizione energetica è la priorità assoluta.

La revisione degli NDC verso ambizioni più elevate avrà successo solo se affiancata da un sistema vincolante. Il cambiamento climatico non ha frontiere, il che significa che la cooperazione internazionale è centrale per il successo, compreso un impegno comune sui prezzi delle emissioni e una transizione equa e solidale tra nazioni sviluppate ed emergenti. In qualità di gestore patrimoniale responsabile, guarderemo con attenzione alla COP26 e i suoi risultati guideranno la nostra futura strategia sul clima e sugli investimenti. È nostro dovere fiduciario e sociale agire in questo modo.