Azioni, malgrado la crisi

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Si stenta ancora a credere che milioni di persone siano esposte a un attacco bellico nel cuore dell’Europa. Nessuno può inquadrare tutte le dimensioni del conflitto, destinato a sovvertire certezze non soltanto in tema di politica estera e sicurezza. Il nostro ruolo di gestori patrimoniali indipendenti ci impone di mantenere una mente lucida e di tutelare i capitali che ci sono stati affidati. Per questo proponiamo una panoramica di ciò che la guerra potrebbe comportare dal punto di vista economico e un’analisi delle possibili strade da intraprendere per preservare (e moltiplicare) nel lungo termine il valore dei risparmi.

L’invasione russa dell’Ucraina non è un evento totalmente inaspettato, lo scenario è andato purtroppo delineandosi con il passare delle settimane. Il conflitto influirà in primo luogo sui prezzi dell’energia: la Russia è un importante fornitore di petrolio e gas, e anche la Germania dipende dal gas russo. Se si esclude tuttavia la questione energetica, l’impatto del conflitto sull’economia tedesca e su quella europea potrebbe essere pressoché trascurabile. A nostro avviso a oggi non si prospetta la recessione globale paventata prima che venissero messi in campo i programmi di aiuti degli Stati e delle banche centrali all’inizio del 2020.

Cresce la pressione sui prezzi

I prezzi elevati dell’energia faranno presumibilmente lievitare l’inflazione più del previsto. Una politica nettamente più rigida da parte delle banche centrali potrebbe inoltre causare danni incalcolabili. Peraltro, un aumento dei tassi è più opportuno in situazioni in cui l’economia prospera e i prezzi sono spinti al rialzo da una domanda elevata, mentre ora i rincari sono dovuti a una contrazione dell’offerta.

L’inflazione continuerà quindi a erodere potere d’acquisto e la maggior parte degli investimenti a reddito fisso sarà destinata a produrre perdite, sia perché l’inflazione svaluta la moneta più velocemente di quanto un aumento dei tassi sia in grado di risollevarla sia perché il tasso reale resta negativo. Per gli investitori che ragionano sul lungo termine, i beni reali sono decisamente più interessanti rispetto ai valori nominali, e su tutto restano da preferire le azioni.

Il nervosismo dei mercati

I mercati dei capitali globali hanno reagito alla nuova situazione e il nervosismo delle Borse potrebbe perdurare ancora per molto. Per chi è orientato sul lungo termine si tratta di distinguere tra le oscillazioni di prezzo temporanee e le tendenze legate invece ai fondamentali.

In un’ottica di lungo periodo, i rischi legati agli investimenti in Russia non sono certo una novità e proprio per questo non abbiamo impegni diretti nella regione – nemmeno nel nostro portafoglio Mercati Emergenti. Riteniamo che nei paesi in cui investiamo debbano sussistere le condizioni di base affinché gli investitori possano beneficiare della crescita economica delle aziende. Evitiamo società statali come quelle diffuse in Russia e da anni evitiamo anche aziende che siano eccessivamente dipendenti dal mercato russo e/o che potrebbero essere colpite in modo significativo da una crisi della regione, soprattutto nel lungo termine. A nostro avviso le banche appartengono a tale categoria.

Puntare sulla qualità

I beni reali sono ideali, a fronte di un basso livello dei tassi, per preservare il valore degli attivi in un contesto inflazionistico – e in particolare lo sono le azioni. In circostanze di questo tipo le società possono aumentare i prezzi e/o le quantità così da far crescere gli utili a un ritmo almeno pari a quello dell’inflazione. In questo modo, a fronte di valutazioni invariate, l’azione cresce almeno in misura pari all’inflazione, preservando il suo valore reale.

Non tutte le aziende, però, sono in grado di attuare tale strategia e quindi non tutte le azioni sono d’aiuto in un momento di inflazione. Le aziende “adatte a tutte le stagioni”, che possono contare su prodotti eccezionali, una solida posizione concorrenziale e un’elevata redditività, sono maggiormente in grado di gestire un aumento dei costi rispetto alle società più deboli, che hanno una minore capacità di produrre reddito e un livello di indebitamento elevato. Questo vale in particolare per le aziende a elevato consumo di materiali ed energia.

È proprio in tempi di inflazione che si riconosce la vera forza di un’azienda, e la redditività gioca un ruolo importante. Sono quindi le aziende di qualità quelle su cui ci concentriamo, quelle che nei diversi scenari futuri promettono ancora proventi interessanti, e miriamo a costruire un portafoglio azionario solido e in grado di superare meglio del mercato i periodi di crisi. Il nostro portafoglio è perciò diversificato tra molteplici aree valutarie e settori e spazia a livello globale.

Riteniamo che di questi tempi sia essenziale avere un portafoglio solido, comprendente una rosa di società di grande valore e qualità, in grado di resistere anche nei momenti di crisi. A nostro avviso, chi è orientato verso obiettivi di lungo termine ha buone possibilità, a dispetto di rendimenti reali persistentemente negativi, di preservare il capitale grazie ai beni reali, anche malgrado le oscillazioni delle quotazioni, insite nella natura stessa delle azioni.