Perché il conflitto Russia-Ucraina potrebbe avere delle implicazioni inaspettate

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Nel marzo 2003, il ministro dell’informazione di Saddam Hussein, Saeed al-Sahaf, divenne famoso in tutto il mondo per aver predetto la sconfitta degli Stati Uniti anche mentre i carri armati procedevano e le bombe piovevano alle sue spalle. ‘Baghdad Bob’, come venne chiamato, spinse le aspettative degli investitori verso una vittoria certa degli Stati Uniti su un nemico impotente e i mercati azionari si ripresero di conseguenza. Non si trattava di un semplice segnale. L’S&P 500 era sceso del 44% dal suo picco del boom tecnologico nel marzo 2001 fino a questo punto. Tuttavia, l’invasione diede il via a un lungo rally che è durato fino alla crisi finanziaria globale del 2008. Per molti, questo fornisce un esempio rassicurante di come la semplice rimozione dell’incertezza può tranquillizzare dei mercati nervosi.

Anche il giorno dell’invasione della Russia, il Nasdaq ha terminato la giornata in rialzo del 3,4%, quando sono arrivate le notizie che le unità russe si stavano avvicinando alla capitale ucraina Kiev. In questo senso, quest’ultima guerra sta apparentemente seguendo il copione del’Iraq. Ma le somiglianze possono anche essere ravvisate per quanto riguarda alcuni aspetti scomodi. L’Ucraina è relativamente ben armata e determinata e l’Istituto Internazionale di Studi Strategici (IISS) ha suggerito che i vantaggi della Russia possono svanire nel contesto di un conflitto urbano. Un’insurrezione prolungata che infuria alle porte dell’Europa può alimentare il nervosismo degli investitori, insieme alle sanzioni che l’Occidente sta imponendo a un paese con mercati relativamente solidi.

Più palpabile sarà l’impatto inflazionistico dell’invasione e delle sue conseguenze. I prezzi del petrolio e del gas hanno subito un’impennata a causa delle preoccupazioni per le forniture, dato che la Russia è uno dei principali produttori che fornisce quasi la metà del gas naturale all’Europa, anche attraverso oleodotti, con alcuni dei quali che attraversano la stessa Ucraina. L’effetto sui consumatori sarà probabilmente significativo. Questo è importante soprattutto per l’effetto sull’economia reale. La disoccupazione e l’inflazione insieme sono state usate dagli economisti per costruire un “Misery Index” statunitense che è correlato inversamente al sentiment dei consumatori e ha profonde implicazioni sulla sull’eventuale prosecuzione  della crescita economica. Mentre la disoccupazione è relativamente bassa oggi, l’inflazione core è al 7,5%, come nell’ultima rilevazione di gennaio del Bureau of Labor Statistics, aumentando le difficoltà complessive per i consumatori anche se l’occupazione rimane alta.

Un risultato negativo per la crescita a più lungo termine dall’invasione dell’Ucraina è la deglobalizzazione e il declino accelerato del commercio mondiale. È probabile che la situazione peggiorerà ancor di più quando la Russia si ritirerà dall’economia mondiale sotto il peso delle sanzioni occidentali e con il desiderio delle economie dipendenti dall’energia di ridurre la dipendenza dalle risorse della Russia. In effetti, l’invasione dell’Ucraina serve solo ad evidenziare una più ampia frattura geopolitica – una “nuova guerra fredda” – che è diventata più evidente nell’ultimo decennio. Crediamo che il fallimento iniziale della Cina nel condannare apertamente l’invasione della Russia e nel chiedere solo “moderazione” non sia una coincidenza, data la sua stessa retorica sullo status di Taiwan. Proprio come le economie sviluppate occidentali ora cercheranno probabilmente di svincolarsi dalla Russia, ci aspettiamo che cerchino anche l’indipendenza dalla Cina a causa delle preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani e le interruzioni della catena di approvvigionamento causate dalle politiche zero-Covid. Questa chiusura richiederà probabilmente anni, se non decenni, per essere completata, ma crediamo che l’invasione dell’Ucraina abbia confermato nella mente di molti policymaker la pressante necessità di “deglobalizzare”.

Ci aspettiamo che le conseguenze dell’invasione abbiano un impatto sulla crescita economica globale sia nel breve sia nel lungo periodo. Se c’è un aspetto positivo in questa fosca prospettiva, è che l’accresciuta incertezza economica potrebbe spingere la Federal Reserve degli Stati Uniti (Fed), la Banca d’Inghilterra a rivalutare la necessità di alzare aggressivamente i tassi di interesse.

Riteniamo che l’invasione dell’Ucraina potrebbe dissuadere le principali banche centrali dal loro desiderio recentemente espresso di aumentare i tassi di interesse. Nel frattempo, i tassi a lungo termine, che sono già scesi sotto l’1,9% nel caso del rendimento del Treasury USA a 10 anni, all’8 marzo 2022, potrebbero scendere ulteriormente nel medio termine per riflettere la minore crescita. Questo potrebbe restituire forza ai prezzi degli asset dopo la volatilità vista finora quest’anno, a nostro avviso.

Riteniamo che il ripristino di un contesto di bassa crescita e di bassi tassi d’interesse si tradurrebbe probabilmente in un rinnovato sostegno agli asset di lunga durata, come i titoli di stato e le azioni di tipo growth, compresa la tecnologia. Gli investitori potrebbero desiderare la relativa semplicità dell’invasione statunitense dell’Iraq di quasi 20 anni fa, ma le profonde implicazioni dell’invasione russa dell’Ucraina – per quanto tragica a livello umanitario – potrebbero ancora intervenire in modi inaspettati.