Elezioni presidenziali francesi: anche il terzo turno sarà decisivo

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Dopo i risultati del primo turno delle presidenziali, gli investitori sono stati investiti da un rinnovato ottimismo, o per meglio dire, da una sorta di sollievo, auspicando che il 24 aprile si possa ripetere l’esito del 2017. Al termine degli scrutini di domenica scorsa, lo spread OAT-Bund è tornato sotto i 50 punti base, l’euro si è apprezzato dell’1% rispetto al dollaro e il CAC 40 ha sovraperformato le altre piazze europee. Al di là di questo secondo turno, la vera svolta per la Francia e per i mercati finanziari è rappresentata dalle elezioni legislative previste per giugno.

Nelle ultime settimane, quando i sondaggi davano in vantaggio Marine Le Pen, gli investitori temevano che la candidata di estrema destra potesse essere eletta Presidente. La percentuale ottenuta dal Presidente Emmanuel Macron, superiore alle attese, e quella di Le Pen, in linea con i sondaggi, hanno portato al rialzo le possibilità di una rielezione dell’attuale inquilino dell’Eliseo, il cui programma elettorale è considerato più ortodosso sul fronte economico e politico.

Questa probabilità potrebbe però essere sopravvalutata. Sebbene quasi tutti i sondaggi pronostichino una vittoria di Macron al secondo turno, il divario tra i due candidati è sempre più vicino al margine di errore e la storia (più o meno) recente ha evidenziato che l’affidabilità dei poll può essere messa in discussione. Inoltre, a differenza del 2017, Le Pen ha un significativo bacino potenziale di elettori.

Inoltre, il contesto attuale sembra ben diverso e molto più incerto di quello di cinque anni fa. Il voto tattico non si è già ampiamente espresso? Emergerà un “fronte repubblicano”? In questo contesto, il passaggio di voti sia di sinistra che di destra al candidato de “La République en Marche” è tutt’altro che certo e il livello di astensione resta la grande incognita di queste elezioni.

Il presidente presiede, il governo governa… di solito

Dato il modesto divario tra i due candidati evidenziato nei recenti sondaggi, il dibattito previsto per il 20 aprile, tra i due ballottaggi, rivestirà un’importanza notevole. Aveva segnato una svolta significativa anche nelle elezioni del 2017, quando si è registrato un calo del numero di elettori che appoggiavano il candidato di “Rassemblement National” proprio a seguito del dibattito. Si può ragionevolmente pensare che Le Pen sarà più preparata questa volta, a differenza di Macron che di recente ha avuto meno occasioni di dibattito. Ecco perché è possibile l’appuntamento segni una rivincita per Le Pen, piuttosto che un remake del 2017.

Al di là del secondo turno delle elezioni presidenziali, le legislative previste tra tre mesi saranno decisive. Il Primo Ministro francese, anche se è nominato dal Presidente della Repubblica, è a capo del governo incaricato di determinare e condurre la linea politica della nazione e, di solito, è un esponente di un partito politico appartenente alla maggioranza dell’Assemblea Nazionale. Chiunque venga eletto il 24 aprile, non sarà in grado di attuare il programma politico previsto senza l’appoggio di una maggioranza in Parlamento.

Attualmente, sembra che il partito di Emmanuel Macron, “La République en Marche”, non sia nelle condizioni di poter contare su una solida base politica – come evidenziato dai bassi punteggi nelle scorse elezioni regionali e locali. Qualora venisse eletto, Macron potrebbe ritrovarsi alle prese con un governo di coalizione, fattore che limiterebbe il suo margine d’azione per attuare le riforme del proprio programma elettorale – in particolare, la contestatissima riforma delle pensioni. Se così fosse, il debole appoggio in Parlamento potrebbe anche ostacolare la capacità d’iniziativa a livello europeo.

Per quanto riguarda Marine Le Pen, se fosse eletta capo dello Stato, ci sarebbe una notevole probabilità che si trovi di fronte a un “fronte repubblicano” che sarà probabilmente più unito di quanto lo sia oggi. Dovrà quindi convivere con un governo in gran parte ostile.

Quali sono le conseguenze per i mercati finanziari?

Indipendentemente dai risultati del 24 aprile, c’è da aspettarsi un aumento dei tassi d’interesse francesi a medio termine. Comunque, l’orizzonte temporale e la portata di tale rialzo potrebbero variare. In realtà, l’elezione di Macron dovrebbe in un primo momento portare a un inasprimento degli spread e poi a un aumento dei tassi d’interesse francesi sostenuto dalla politica pro-crescita dell’attuale presidente e da un sentiment di mercato maggiormente ottimista. La vittoria di Le Pen porterebbe invece a un aumento dei tassi, ma si potrebbe verificare anche uno shock in termini di fiducia e un aumento dei deficit, a causa di una maggiore incertezza.

Sui mercati valutari, più che le dinamiche di crescita, sarà l’auspicio di Le Pen di un’Europa delle Nazioni, in contrasto con la tendenza verso un maggiore federalismo, a determinare la traiettoria a breve termine dell’euro.

Per quanto riguarda i mercati azionari, generalmente le elezioni politiche non sono il principale driver dei rendimenti, che tendono ad essere in gran parte guidati da fattori a livello globale (che si tratti di tassi di interesse e dinamica dell’inflazione, dell’impatto dell’atteso stimolo cinese, del calo della crescita economica, ecc.) Infine, in merito agli asset non quotati, sebbene si tenda ad associare Macron al rilancio del private equity in Francia, Le Pen potrebbe anche favorire lo sviluppo di nuove start-up, dato che intende implementare la detassazione del reddito per i giovani lavoratori e l’esenzione fiscale per i giovani imprenditori sotto i 30 anni.

Ovviamente il risultato del secondo turno delle elezioni presidenziali è importante, ma le elezioni legislative del 12 e 19 giugno saranno altrettanto determinanti per il futuro del paese e, di conseguenza, dell’Europa. Pertanto, dopo il 24 aprile, gli investitori dovrebbero velocemente rivolgere le loro attenzioni verso il “terzo turno” delle elezioni presidenziali francesi.