Transizione energetica meglio con elevati investimenti in infrastrutture

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Un decennio di investimenti inadeguati e di casse statali vuote ha determinato, a livello mondiale, l’esigenza di ammodernare infrastrutture arretrate. Soprattutto nell’ottica dell’auspicata transizione energetica, ora è necessario investire su larga scala nello sviluppo e nella costruzione di infrastrutture. Werner Richli, gestore di fondi in Credit Suisse, illustra le opportunità e le possibilità che questo settore offre agli investitori.

Stiamo assistendo a una ripresa a livello globale della spesa per le infrastrutture. Dopo che per decenni si è investito in misura sempre minore (fig. 1), oggi l’infrastruttura critica in molti Paesi industrializzati si trova in parte in una situazione precaria. Ciò si ripercuote anche negativamente sullo sviluppo economico. Già nel 2017, il Global Infrastructure Hub (GIH) stimava un fabbisogno globale di investimenti annuali necessari in infrastrutture pari al 3,5% del PIL o USD 94 000 miliardi nel periodo dal 2016 al 2040. Invece, per questo stesso periodo sono stati programmati effettivamente soltanto investimenti per il 3% annuo. Sono proprio i Paesi con uno scarso margine di manovra finanziaria che dipendono dagli investitori privati per la fornitura di elettricità, energia e acqua, nonché per i trasporti e le telecomunicazioni. In questo modo si creano opportunità lucrative per le società di infrastrutture.

Iniziative infrastrutturali statali con il vento in poppa

I timori di una recessione dovuta alla pandemia di COVID-19 e, in particolare, l’urgenza di misure di politica climatica hanno spinto molti governi a predisporre programmi fiscali di ampia portata. Secondo il GIH, i soli governi del G20 hanno annunciato programmi infrastrutturali per un valore di oltre USD 3200 miliardi tra febbraio 2020 e agosto 2021, pari al 4,6% del loro PIL (fig. 2).

Questi investimenti confluiscono nei settori dei trasporti, delle comunicazioni, dei servizi pubblici e, soprattutto, nella transizione verso l’energia verde. Per ridurre l’aumento della temperatura e le emissioni di gas a effetto serra a livello globale, i pacchetti infrastrutturali includono obiettivi specifici per l’utilizzo di energie rinnovabili nei settori di trasporti, riscaldamento e raffreddamento, edifici e industria. Ne è un esempio la recente decisione dell’Unione europea di mobilitare EUR 300 miliardi, tra l’altro, per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Inoltre, con il pacchetto di misure “Fit for 55” per l’implementazione del “Green Deal”, l’UE si è posta l’obiettivo di ridurre del 55% le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Anche gli Stati Uniti indicano il 2050 come anno del loro obiettivo di neutralità, mentre la Cina punta al 2060.

Il settore energetico è interessante per gli investitori

Per limitare a 1,5 gradi Celsius a livello mondiale l’aumento della temperatura causato dall’effetto serra nel periodo dall’inizio dell’industrializzazione al 2100, gli Stati partecipanti alla Conferenza dell’ONU sul clima tenutasi a Parigi nel 2015 hanno concordato l’obiettivo di 1,5 gradi. Secondo l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), per raggiungere questo obiettivo è necessario investire USD 131 000 miliardi tra il 2021 e il 2050 ossia USD 4400 miliardi all’anno per la transizione energetica. Ciò equivale a circa il 5% del PIL mondiale.
4 Gli investimenti sono ripartiti in diversi settori, quali fonti energetiche rinnovabili, risparmio energetico, nonché la produzione di idrogeno oppure lo stoccaggio e il recupero di CO2.

In base a queste previsioni, la quota di energie rinnovabili destinata alla produzione di elettricità passerà dal 28% a oltre il 90% entro il 2050. Se si considera inoltre che oggi l’eolico e il fotovoltaico sono già significativamente più economici rispetto alla generazione di elettricità con carbone o energia nucleare, si aprono interessanti opportunità di investimento nelle infrastrutture energetiche e nelle energie rinnovabili. Poiché sia gli incentivi statali sia gli accordi per l’acquisto di elettricità negoziati con acquirenti privati, come aziende industriali o Internet, sono stipulati a lungo termine, gli investitori possono facilmente stimare i rendimenti sul lungo periodo.

In questo contesto si presentano anche possibilità di investimento nei settori delle infrastrutture di ricarica, delle reti via cavo e dello stoccaggio di energia. Applicazioni come la guida autonoma, per esempio, richiedono enormi capacità di trasmissione dati, il che renderà inoltre interessanti gli investimenti in data center o torri radio per lo standard 5G.

Diversificazione e regolamentazione

Le infrastrutture quotate consentono di realizzare investimenti patrimoniali in diversi mercati e sottosettori. Tra questi anche settori fondamentali e rilevanti dal punto di vista funzionale, come i trasporti, le comunicazioni, la fornitura di energia ed elettricità, nonché la gestione delle acque e dei rifiuti.

Gli impianti sono ad alta intensità di capitale, ricoprono spesso una posizione di monopolio con elevate barriere all’ingresso e sono in parte regolamentati da fissazioni dei prezzi con protezione dall’inflazione o da garanzie di pagamento minimo. Gli investimenti iniziali per questi impianti sono elevati, ma i costi operativi tendono a essere piuttosto bassi. Di conseguenza, le aziende del settore delle infrastrutture beneficiano fondamentalmente di contratti a lungo termine e di una domanda prevedibile, e possono quindi registrare entrate e dividendi stabili e in crescita. Ciò è interessante a sua volta per chi desidera investire nel tema delle infrastrutture.

 

Figura 1: investimenti netti statali in valori reali, in % del PIL

Fonte: FMI, Credit Suisse

 

Figura 2: programma di investimenti del G20 tra febbraio 2020 e agosto 2021

Fonte: https://transformativeinfratracker.gihub.org/overview/