La Cina traina le performance dei mercati emergenti

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È stato un trimestre difficile per i mercati globali. Nonostante si intraveda la luce alla fine del tunnel e forse si siano già visti i massimi nei prezzi dell’energia e delle materie prime, ci si attende che le principali economie inaspriscano ulteriormente la politica monetaria quest’estate. Tuttavia, la Cina è una delle poche eccezioni.

Stiamo assistendo a un potenziale cambiamento strutturale del regime economico, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, dove i tassi e le valutazioni sono più elevati e la crescita sembra essere in difficoltà, almeno nel breve periodo. Riteniamo che i mercati emergenti e la Cina dovrebbero beneficiare di tali cambiamenti grazie alle maggiori aspettative di crescita, alle valutazioni più basse e al posizionamento fortemente sottopesato degli investitori.

La performance dei mercati emergenti ha sofferto nella seconda metà del 2022, con la sola eccezione della Cina. La Corea è stata tra i Paesi asiatici più colpiti dal punto di vista della performance azionaria: l’indice MSCI Korea ha subito un calo del -20,83% nel secondo trimestre, poiché l’inflazione continua, i tassi più alti, l’ondata di omicron, i lockdown in Cina e lo sciopero dei camionisti hanno colpito duramente la fiducia dei consumatori e il sentiment degli investitori a giugno. La Bank of Korea ha rivisto il PIL del 1° trimestre dal 3% al 2,6% a giugno, a causa di una crescita più debole di quanto inizialmente previsto nelle esportazioni e nella produzione. Una situazione simile si è verificata a Taiwan, dove l’inflazione, i lockdown in Cina e l’ondata locale di COVID-19 hanno colpito il morale dei consumatori, portando a un calo del -19,81% per l’indice MSCI Taiwan nel 2° trimestre. Le economie esposte alle materie prime, come il Brasile, l’Indonesia e l’Arabia Saudita, si sono indebolite a giugno a causa del raffreddamento dei prezzi del petrolio e dei metalli.

L’India continua a performare meglio della maggior parte dei Paesi EM, grazie alla forte crescita delle esportazioni e del settore manifatturiero. Tuttavia, l’impatto dei prezzi elevati del petrolio si è riflesso sul bilancio del Paese, che a giugno ha registrato un deficit record delle partite correnti in percentuale sul PIL.

La sovraperformance della Cina nel secondo trimestre si riflette bene nelle sue valutazioni azionarie rispetto al mercato statunitense. Mentre la valutazione relativa dei mercati emergenti rispetto al mercato statunitense è ancora significativamente più bassa rispetto alla media di lungo periodo, la valutazione relativa delle azioni cinesi (misurate tramite l’indice MSCI China All Shares) rispetto a quelle USA (misurate dall’indice S&P 500) è salita al di sopra della media degli ultimi sei anni, anche se rimane scontata di oltre il 30% rispetto alle azioni USA.

A livello settoriale, il settore dei beni di consumo discrezionali è stato l’unico a registrare rendimenti positivi nel secondo trimestre. L’indice MSCI EM Consumer Discretionary ha guadagnato il 6,26% nel secondo trimestre, trainato dalla rimonta dei titoli cinesi: l’MSCI China Consumer Discretionary Index ha registrato un rendimento del +18% nel secondo trimestre. L’energia è stato il settore con la seconda migliore performance dei mercati emergenti, con l’MSCI EM Energy Index che ha perso il -5,90% nel secondo trimestre e il -8,51% a giugno. L’Information Technology e i materiali hanno riportato la performance peggiore, dal momento che i lockdown hanno colpito i titoli legati ai semiconduttori in Taiwan e Corea, causando interruzioni nelle catene di fornitura in tutta l’Asia.

Ci stiamo avvicinando al picco di volatilità per gli EM e la Cina? Se abbiamo visto i massimi di inflazione e dei tassi ci potrebbe essere una nuova fase di assunzione di rischio a livello globale. Da qualche tempo i prezzi delle materie prime hanno iniziato a scendere e, a causa dell’aumento dei tassi, si stanno concretizzando i segnali di un rallentamento dei mercati statunitensi dell’immobiliare e dell’automotive. Il tasso dei treasury USA a 10 anni è sceso dal picco del 3,5% del 14 giugno al minimo del 2,8% del 5 luglio. Riteniamo che gli investitori ricominceranno a concentrarsi sui fondamentali e che i mercati emergenti e la Cina ne beneficeranno.

Per quanto riguarda il resto dei mercati emergenti, il sentiment negativo dei consumatori e degli investitori potrebbe migliorare, soprattutto a Taiwan e in Corea. Prevediamo una ripresa dell’attività economica con la riapertura completa della Cina e l’allentamento dell’inflazione. Nel breve termine ci aspettiamo ancora una stretta monetaria sia in Corea che a Taiwan ma crediamo che il calo dei prezzi delle materie prime aiuterà a contenere l’inflazione. In India emergono segnali di rallentamento nel settore delle esportazioni e in quello manifatturiero, che quest’anno sono stati entrambi particolarmente brillanti. Tuttavia, il calo dei prezzi del petrolio e il calo dell”inflazione dovrebbe sostenere i consumi, il principale motore di crescita a lungo termine dell’India.

A nostro avviso, la crescita della Cina dovrebbe riprendersi dall’impatto dei lockdown nella seconda metà dell’anno. Anche se la crescita dei ricavi delle società cinesi potrebbe essere inferiore ai trend di lungo periodo, pensiamo che la crescita degli utili rimarrà robusta, dal momento che le società continueranno a tagliare i costi e gli investimenti poco redditizi. Riteniamo che le valutazioni attraenti, il sottopeso dei risparmiatori e la fine del ciclo normativo in Cina cominceranno ad attrarre gli investitori con la ripresa della crescita. L’epidemia di COVID-19 rimane il rischio principale per la Cina. Con l’avvicinarsi delle elezioni, riteniamo che il paese potrebbe essere costretto ad allentare significativamente la propria politica Zero Covid, soprattutto se questa dovesse continuare a rappresentare un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi di crescita del governo. A giugno, il governo centrale ha pubblicato nuove linee guida per la prevenzione delle malattie, volte a ridurre l’impatto economico di eventuali futuri lockdown.

Riteniamo che gli investitori siano tornati positivi sulle A -shares cinesi dopo un anno e mezzo di attesa. Il mercato cinese domestico ospita alcuni dei settori più redditizi e innovativi della Cina, tra cui food and beverage, elettrodomestici, sanità, cleantech, 5G, manifattura di fascia alta e altri ancora. Oltre al suo potenziale di crescita a lungo termine con la transizione della Cina verso la “new economy”, il mercato A-shares si sta ulteriormente aprendo agli investitori domestici ed esteri. A giugno, il governo ha proposto un progetto di legge per consentire ai fondi pensione di investire nel mercato azionario. Inoltre, poiché il governo cinese continua a ribadire che “le abitazioni sono per viverci, non per speculare”, ci aspettiamo che parte dei risparmi vengano reindirizzati da investimenti immobiliari verso i mercati azionari. La traiettoria di crescita a lungo termine della Cina e dei mercati emergenti non è cambiata, ma è stata piuttosto interrotta dalla pandemia, dalla guerra e dalle normative, tra le altre cose. Crediamo che il superamento di alcuni o di tutti questi problemi possa essere un catalizzatore a breve termine per i mercati emergenti, come lo è stato per la Cina nel secondo trimestre di quest’anno.