Il World Economic Forum fa il punto su disinformazione e fake news

-

I social media hanno inaugurato un’era di eccezionale connettività, ma al contempo hanno diffuso disinformazione e fake news. Secondo le ultime evidenze riscontrate dagli esperti, la disinformazione, che include informazioni false e fuori contesto diffuse con l’intento di ingannare o fuorviare, è in gran parte propagata da persone che cercano di distorcere l’opinione pubblica per portare avanti progetti e interessi personali.

“La chiave è come sfruttano l’apertura intrinseca e l’opacità dell’ecosistema dei contenuti”, hanno spiegato Doowan Lee e Adean Mills Golub, due esperti di analisi della disinformazione e co-fondatori di Veracity Authentication Systems Technology (VAST).

La disinformazione può essere promossa da una miriade di entità online, inclusi governi e fonti riconducibili alla politica, gruppi di estremisti e singoli individui. Ad esempio, il World Economic Forum ha recentemente riportato come un account anonimo antisemita abbia innescato una campagna di disinformazione che ha preso di mira il Forum.

VAST monitora i contenuti di oltre 10 miliardi di siti Web in 75 lingue per valutare la modalità di diffusione dei contenuti online. Le campagne di disinformazione, secondo Lee e Mills Golub, si propagano in linea di massima in cinque modi. Vediamoli.

Le campagne di disinformazione

Ingegneria sociale: fornire un quadro per definire erroneamente e manipolare eventi, incidenti, problemi e discorso pubblico. L’ingegneria sociale ha spesso lo scopo di influenzare l’opinione pubblica a favore di una certa posizione politica.

Amplificazione non autentica: utilizzo di troll, bot spam, account di identità false noti come “sock puppets”, account a pagamento e influencer sensazionalistici per aumentare il volume di contenuti manipolati.

Micro-targeting: sfruttare gli strumenti di targeting progettati per il posizionamento degli annunci e il coinvolgimento degli utenti sulle piattaforme dei social media per identificare e coinvolgere il pubblico più portato a condividere e amplificare spontaneamente la disinformazione.

Molestie e abusi: utilizzare un pubblico negativamente schierato, account falsi e troll per oscurare, emarginare ed escludere giornalisti, opinioni contrarie e contenuti esposti con obiettività.

Le fake news

Durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2016, ad esempio, Twitter ha identificato oltre 50.000 account di spam collegati alla Russia che stavano diffondendo contenuti divisivi relativi alle elezioni. La negazione del cambiamento climatico, l’invasione russa dell’Ucraina e la guerra in Siria sono altre questioni che sono state intrise di disinformazione. Anche la pandemia di COVID-19 è stata oggetto di disinformazione. In effetti, il problema è stato così grave che la disinformazione relativa alla pandemia è stata soprannominata “infodemia”.

“Sembra che sia difficile trovare un’area non toccata dalla disinformazione in relazione alla crisi del COVID-19”, aveva affermato già nel 2020 Guy Berger, un alto funzionario dell’UNESCO e una delle figure di spicco delle Nazioni Unite nella lotta alla disinformazione.

Il discredito

Gli esperti sottolineano che uno degli aspetti comuni alle campagne di disinformazione è screditare le voci autorevoli.

Ruth Ben-Ghiat, professoressa di storia alla New York University che studia i leader autoritari e la propaganda, ha spiegato che i creatori di disinformazione spesso tentano di seminare dubbi sulle élite e su fonti affidabili collegandole a “presunte cospirazioni per controllare e danneggiare la popolazione” o dipingendoli come “sette” corrotte associate a comportamenti immorali. “Anti-scienza e anti-globalismo sono correlati” ha detto Ben-Ghiat.