Anteprima della riunione di Novembre della Fed: è il momento di una svolta dovish?

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Riteniamo che la riunione della Federal Open Market Committee di questa settimana possa essere una delle più importanti dell’attuale ciclo rialzista.

 

Un altro rialzo dei tassi di interesse di 75 punti base nella riunione di mercoledì prossimo, il quarto in una serie di riunioni consecutive, è praticamente già un fatto assodato. Dall’ultima riunione di Settembre, le elevate pressioni sui prezzi hanno continuato a convalidare l’ipotesi di un inasprimento aggressivo delle politiche, a nostro avviso, e sembrano destinate a convincere i responsabili politici che è necessario almeno un altro aumento dei tassi di entità superiore. Il mese scorso l’inflazione complessiva degli Stati Uniti è diminuita ancora una volta (8,2%), pur rimanendo al di sopra delle aspettative. Inoltre, l’inflazione core non ha ancora mostrato segni di cedimento, salendo a un nuovo massimo di quattro decenni, il 6,6%. Di conseguenza, i futures sui fed fund stanno ora prezzando un altro aumento dei tassi di 75 pb questa settimana – qualsiasi rialzo di valore inferiore rappresenterebbe una significativa delusione per i mercati finanziari.

 

Il passo dei futuri rialzi che seguiranno la riunione di mercoledì è tuttavia una questione ancora aperta. Questa settimana non verrà pubblicato alcun “dot plot”, quindi gli investitori si concentreranno sulla forward guidance contenuta nel comunicato della Fed e nella conferenza stampa di approfondimento del presidente Powell. Esamineremo il tono e il contenuto delle comunicazioni della Fed alla ricerca di eventuali indizi che possano orientare le successive previsioni:

  1. La Fed aumenterà nuovamente i tassi di 50 punti base nell’ultima riunione della Fed dell’anno, a dicembre?
  2. Il ciclo di rialzi potrebbe terminare nella successiva riunione di febbraio?

 

Per quanto riguarda il primo quesito, ci aspettiamo che mercoledì la Fed accenni a un rallentamento del ritmo degli aumenti dei tassi a partire da dicembre, anche se si tratterà di una decisione molto difficile. Un rapporto pubblicato dal Wall Street Journal all’inizio del mese ha suggerito che alcuni policy maker sono sempre più in difficoltà per quanto riguarda l’impatto di rialzi aggressivi sull’economia statunitense. Nelle ultime settimane, inoltre, sono emersi segnali di un orientamento dovish da parte di alcuni membri della Fed. I membri Brainard, Evans e George hanno manifestato la loro riluttanza verso un nuovo rialzo al di là della riunione di questa settimana, ed è probabile che questa corrente di dissenso venga menzionata nelle comunicazioni ufficiali della banca. A nostro avviso, un ritorno a un rialzo di 50 punti base a dicembre, in linea con il “dot plot” di settembre del FOMC, è ora lo scenario più probabile.

 

Dopo la pubblicazione del rapporto del WSJ, i dati macroeconomici degli Stati Uniti si sono deteriorati, il che, a nostro avviso, spingerà ulteriormente la Fed verso una svolta dovish. Il PMI composito pubblicato da S&P è sceso ulteriormente in territorio di contrazione (47,3), la fiducia dei consumatori è stata ben al di sotto delle aspettative e il mercato immobiliare ha mostrato segni di rallentamento – i prezzi delle case statunitensi sono scesi per il secondo mese consecutivo ad agosto, per la prima volta in oltre un decennio.

 

In ogni caso, è probabile che la Fed dichiari di continuare a dipendere dai dati, per cui un’altra impennata dei prezzi al consumo nel frattempo potrebbe modificare questa posizione. Non dobbiamo perdere di vista il fatto che l’obiettivo primario della Fed è garantire la stabilità dei prezzi e Powell ha sottolineato da tempo che la banca intende continuare ad alzare i tassi fino a quando non vedrà prove convincenti che l’inflazione è sotto controllo.

 

Per quanto riguarda il secondo quesito, riteniamo che non riceveremo alcuna chiara indicazione sulla data in cui la Fed prevede di terminare il ciclo di rialzi. Anche in questo caso, la risposta dipenderà esclusivamente dai dati e i policy maker probabilmente eviteranno di fornire rassicurazioni sulle prossime decisioni sui tassi. Ciò sarebbe prematuro in un contesto in cui l’inflazione core rimane alle stelle, la creazione di posti di lavoro è solida e la disoccupazione è ai minimi da molti decenni. Vale anche la pena notare che le aspettative di inflazione sono aumentate di nuovo: il tasso di breakeven a 10 anni è tornato al 2,45% (da un minimo del 2,15% a settembre). Riteniamo invece che la Fed aspetterà la riunione di dicembre, quando saranno rese note le prossime proiezioni macroeconomiche e sui tassi di interesse, prima di fornire un’idea chiara su quando potrebbe terminare il processo di inasprimento della politica monetaria.

 

Nelle ultime settimane il dollaro USA ha ceduto la posizione più forte degli ultimi vent’anni nei confronti delle principali valute, in parte in risposta all’allentamento delle aspettative di rialzo dei tassi della Fed. I futures sui Fed fund ora valutano solo il 30% di possibilità di un altro rialzo dei tassi di 75 pb a dicembre (dal 75%), quindi una svolta dovish alla riunione di questa settimana non sarebbe un disastro totale per il dollaro, anche se probabilmente porterebbe a un sell-off. Se la Fed dovesse rimanere fedele alla sua posizione e lasciare la porta aperta a un altro aumento dei tassi di 75 pb a dicembre, il dollaro sarebbe probabilmente molto ben supportato durante la seconda metà della settimana. Visti i limitati progressi compiuti sul fronte dell’inflazione, non si può escludere del tutto questa eventualità.

 

Il FOMC annuncerà la sua decisione politica alle 18:00 GMT (19:00 CET) di mercoledì, mentre la conferenza stampa del presidente Powell si terrà 30 minuti dopo.

 

Scritto da Enrique Díaz-Alvarez, Matthew Ryan, Roman Ziruk, Itsaso Apezteguia & Eduardo Moutinho di Ebury.