INPGI, come cambia lo Statuto dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti
La Legge di Bilancio prevede anche delle specifiche disposizioni in materia di Enti previdenziali privati con una novella per quel che riguarda l’ INPGI. Partendo dall’”universo” generale Casse di previdenza dei liberi professionisti si modifica la norma che demandava ad un decreto ministeriale, peraltro non ancora emanato dal lontano 2011 e più volte sollecitato dalla Covip, la definizione di disposizioni in materia di investimento delle risorse finanziarie degli enti di diritto privato che gestiscono forme obbligatorie di previdenza nonché in materia di conflitti di interessi e di banca depositaria dei medesimi enti.
Le novità introdotte dalla Legge di Bilancio
Con la novità introdotta dalla Legge di Bilancio si limita l’ambito delle disposizioni da definire con decreto ministeriale a quelle di indirizzo e demanda a regolamenti interni dei singoli enti la definizione delle disposizioni attuative. Viene poi soppressa la previsione che le disposizioni del decreto ministeriale siano adottate tenendo conto dei princìpi posti dalla disciplina relativa ai fondi pensione.ù
Modifiche allo Statuto
Per quel che riguarda in particolare l’INPGI che è l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani “Giovanni Amendola” viene differito dal 30 giugno 2022 al 31 gennaio 2023 il termine entro il quale vanno adottate le modifiche allo Statuto e si introduce una procedura sostitutiva per il caso di mancato rispetto del suddetto termine. Va ricordato come la necessità di modificare lo Statuto discende dallo scorporo che a luglio scorso è stato fatto della gestione dei giornalisti lavoratori dipendenti trasferita all’INPS.
L’INPGI continua ad essere invece l’ente previdenziale di riferimento per giornalisti professionisti e pubblicisti che svolgono attività autonoma di libera professione giornalistica (anche sotto forma di collaborazione coordinata e continuativa).
Nel caso in cui l’INPGI non ottemperi all’obbligo di modificare lo Statuto entro il prossimo 31 gennaio si dispone che i Ministeri vigilanti nominino un commissario ad acta e che il medesimo adotti le modifiche statutarie entro tre mesi, ferma restando la necessaria procedura di approvazione ministeriale.