Legge di Bilancio, abrogato il Fondo per il pre-pensionamento dei lavoratori delle PMI in crisi

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Tra le diverse misure previste in ambito previdenziale dalla Legge di Bilancio vi è anche la abrogazione delle risorse (la dotazione era di 150 milioni di euro per il 2022 e di 200 milioni per ciascuno degli anni 2023 e 2024), che erano state stanziate dalla precedente manovra finanziaria per istituire un Fondo per favorire l’uscita dei lavoratori dipendenti di piccole e medie imprese in crisi, che abbiano raggiunto un’età anagrafica di almeno 62 anni.

Tale istituto era stato previsto per sostenere le PMI, che rappresentano l’ossatura del sistema imprenditoriale italiano , nell’affrontare in caso di difficoltà emergenziale nell’affrontare eventuali tensioni occupazionali. Il Fondo si sarebbe dovuto costituire con uno specifico decreto interministeriale da emanarsi entro febbraio 2022 da parte del Ministro per lo sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Nella realtà dei fatti il provvedimento, che avrebbe dovuti definire i criteri, le modalità e le procedure di erogazione delle risorse stanziate, non è stato però mai emanato.

Nuovi canali di flessibilità in uscita

La decisione del nuovo Governo è stata allora quella di modificare l’impostazione strategica ponendosi in discontinuità rispetto alla precedente visione e riconvogliando le risorse finanziarie a sostenere le nuove misure previdenziali. Va ricordato come per il momento si è deciso di affrontare nella Legge di bilancio il venire meno delle misure che scadevano a fine 2022 (quota 102, Ape sociale, opzione donna) individuando, compatibilmente con il vincolo di bilancio , dei nuovi canali di flessibilità in uscita (quota 103, Ape sociale e opzione donna in versione modificata in senso restrittivo) che sono finalizzati ad affiancare le tradizionali pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contributi) e pensione anticipata ( 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini indipendentemente dall’età anagrafica e 41 anni e 10 mesi per le donne).
In una prospettiva più strutturale si rinvia invece alla costruzione di una nuova riforma delle pensioni che si delineerà nel corso dell’anno con un tavolo di confronto già avviato con i sindacati