Innovazione finanziaria e sviluppo dei mercati

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Intervenendo all’assemblea annuale di Assosim sulla competitvità dei mercati italiani il Presidente della Consob ha affrontato il tema dell’innovazione. Ha sottolineato come gli strumenti si sono moltiplicati, come le regole, ma al momento non si può essere ancora soddisfatti dei risultati ottenuti. Il Decreto-legge Fintech, da poco convertito, che riflette lo spirito delle scelte europee del Pilot regime e del MiCAr, presenta una regolamentazione incentrata sugli strumenti finanziari “virtuali” (o, come si dice, digitalizzati o tokenizzati, ossia a validità totalmente decartolarizzata) al fine di renderne il loro trattamento simile a quello degli strumenti “tradizionali”.

L’integrazione tra questi due universi (virtuali e tradizionali) dovrebbe passare attraverso l’uso di tecniche contabili a registro decentrato, immutabili e autocertificabili (come la blockchain permissionless dei Bitcoin) o quelle solo apparentemente decentrate (come le DLT permissioned per tutti gli altri usi).

Ancora però le normative varate o in corso di definizione insistono su una, per me incomprensibile, “neutralità tecnologica”. Forse questa indicazione nasconde l’intento di impedire l’uso di ogni contabilità realmente decentrata, ossia lasciando a un centro esterno agli investitori il compito di registrare tutte le operazioni, sia pure usando tecniche innovative, assumendosi la responsabilità della loro validità anche nei confronti delle autorità pubbliche di vigilanza.

Non è la rivoluzione implicata dalle contabilità a registro decentrato, ma un modo diverso di gestire moneta e finanza tradizionali e di integrarle con le forme virtuali, estendendo a tutte le stesse regolamentazioni esistenti, solo con piccole correzioni.
Le contabilità decentrate restano al margine della trattazione, invece di essere considerate, come io credo, il cuore del problema.

Il Presidente Savona esprime allora l’avviso, ripetuto più volte, che non può esservi una regolamentazione degli strumenti virtuali senza includere una regolamentazione delle molteplici nuove tecniche contabili, anche per renderle tra loro fungibili al fine di non creare una frantumazione dell’unità del mercato.

La neutralità tecnologica ribadita nei regolamenti primari richiede pertanto una regolamentazione secondaria che coinvolga tutte le istituzioni e le associazioni di categoria. A questo proposito ha ricordato quando nacquero le SIM, i piccoli congegni (card) che si sono evoluti nei nostri cellulari, per la loro introduzione non vi sono state polemiche come quelle insorte a seguito del diffondersi dell’Intelligenza Artificiale, l’ultima delle quali le Chatbot.

Si vuole con quest’esempio affermare che la centralità delle tecnologie nel progresso economico è pari alla centralità della professione nell’intermediazione del risparmio e, pertanto, le due attività devono procedere congiuntamente, come due facce di una stessa medaglia.
Ancora siamo lontani da questo obiettivo perché la realtà che si è già affermata richiede modifiche dell’architettura istituzionale della moneta, come la nascita della 3 CBDC (la c.d. moneta digitale), e della finanza, che usa la moneta come unità di conto e poggia su di essa come serbatoio di valori e mezzo legale di assolvimento dei debiti.

A tal fine, operatori di mercato e autorità di vigilanza devono tuttavia disporre di potenza di raccolta e di calcolo per seguire lo svolgimento nell’Infosfera della straordinaria mole di operazioni di mercato, accumulando dati in linguaggi scientifici per elaborarli con le tecniche di intelligenza artificiale. Le scelte dell’Italia sul cloud (nuvola) nazionale richiedono una considerazione congiunta delle soluzioni da dare all’intero spettro delle informazioni che in esso già confluiscono e continueranno a confluire una volta risolto il problema tecnico di accogliere i dati sensibili oggetto di segreto d’ufficio, un problema alla portata delle conoscenze informatiche.