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Il settore vinicolo in Italia. Le nuove generazioni alla guida delle cantine italiane nel segno della sostenibilità

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In arrivo i “millennials”: alla guida di Terre d’Oltrepò da qualche mese c’è Umberto Callegari

Le tecnologie di ultima generazione, come l’Internet of Things e l’analisi dei big data, consentono una gestione più efficiente delle vigne, riducendo gli impatti ambientali; il programma Terra&Tech intende proprio dare avvio a nuovi processi di innovazione da sviluppare sui territori, per posizionare e consolidare il valore e la qualità della filiera vitivinicola italiana a livello globale.

Questo approccio innovativo al mercato conferma il trend positivo segnalato dal Centro Studi di Mediobanca che nella primavera scorsa aveva pubblicato i dati del settore vinicolo in Italia (Ed. 2023).

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Il mercato del vino in Italia

L’indagine Mediobanca contiene un’analisi del mercato mondiale del vino ed esamina le performance economico-finanziarie del periodo 2017-2022 di 255 società di capitali italiane con fatturato 2021 superiore a 20 milioni di euro e ricavi aggregati pari a 10,7 miliardi, l’89,3% del fatturato nazionale del settore. Lo studio comprende un approfondimento sui canali distributivi, sui mercati di sbocco e sulle tipologie di prodotto, senza dimenticare le specificità regionali. Uno sguardo ulteriore è rivolto alla governance, alle principali operazioni di M&A e ai risultati delle maggiori piattaforme di vendita on-line.

La leadership di vendite nel 2022 resta appannaggio del gruppo Cantine Riunite-GIV, con fatturato a 698,5 milioni (+10,1% sul 2021). Al secondo posto il neonato polo vinicolo Argea (455,1 milioni, +9,6%), segue IWB in crescita del 5,2% sul 2021 a 430,3 milioni.
In termini di redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), è in testa la toscana Frescobaldi (28,4%) seguono Santa Margherita (19,7%) e Terra Moretti con un utile su fatturato del 13,7%, in aumento di 4,4 punti percentuali sul
2021, secondo tasso di crescita più alto dopo quello della Berlucchi (10,7%, +6 p.p. sul 2021).

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Nel 2021 il miglior ROIC toccava alle aziende piemontesi (8,9%), alle toscane il più alto Ebit margin (15,7%). Brilla la Lombardia (Ebit margin 2021 all’8,5%) con vendite 2021 in aumento del 18,6% trainate dalle bollicine (+29,9%) che rappresentano la metà del fatturato complessivo.

Fondi e controllo familiare

Nel 2022 cresce la partecipazione dei fondi di private equity nei capitali delle principali imprese vinicole (+63,5% sul 2020) attestandosi al 4,6% del totale. Al controllo familiare spetta invece il 65,8%.
Board: prevalgono compagini asciutte (l’86,6% dei CdA non superano i 5 componenti) e verticistiche (52% i casi in cui le deleghe operative sono concentrate nelle mani di un solo soggetto). Le presidenze sono ricoperte da soggetti relativamente più anziani (l’età media del consigliere è di 55 anni) ma gli appartenenti alla Generazione X sono la fascia generazionale più rappresentata (41,2%), seguiti dai Baby Boomers (39,1%) e Millennials (3,1% delle cariche). Quote rosa: le donne sono il 12,8% dei board (23,8% nelle società non cooperative) e l’8,8% dei presidenti (15,7% tra le non cooperative). Il 68,6% degli amministratori italiani ricopre la propria posizione in una società situata nella stessa provincia di nascita.

Un “millennial” alla guida di Terre d’Oltrepò

Umberto Callegari ha raggiunto posizioni apicali in aziende internazionali nei suoi primi quarant’anni: non sono molti ad averlo fatto, nonostante l’esplosione della new economy che ha portato le nuove generazioni a cavalcare mercati innovativi di grande rilievo per la società contemporanea.

Da pochi mesi Umberto Callegari (nella foto) è stato nominato CEO di Terre d’Oltrepò, la più grande cooperativa vitivinicola del territorio pavese: a conferma della validità della scelta operata basta esaminare il suo profilo internazionale e la velocità con cui ha percorso i diversi step di carriera.

Come dicevamo, aver raggiunto certi traguardi sotto i quarant’anni in alcune tra le più importanti multinazionali al mondo è letteralmente eccezionale: a maggior ragione se oltre a considerare l’ampiezza dei settori che ha gestito il nuovo CEO di Terre d’Oltrepò, guardiamo anche all’intersezione di innovazione industriale/tecnologica e strategia/capacità manageriale. “Certo, qualcosa che ha definito la mia carriera è stata la capacità di guidare il cambiamento di ambienti complessi” ci confida “Cambiamento sia tecnologico, sia operativo, sia culturale. E di farlo con successo economico e generando utile operativo“.

Partito in Accenture puntando per primo sulla strategia digitale attraverso le piattaforme mobile e le analitiche correlate, ha saputo trovare spunti per i clienti e per la stessa azienda: quando poi è passato in Octo ha contribuito a creare la più grande community di connected driving al mondo. Infine in Microsoft ha letteralmente creato un nuovo modello operativo ed una nuova struttura di business a supporto di un fatturato di circa 9 mld di dollari all’anno.

La spinta etica e sociale

Ma ciò che più caratterizza la persona di Umberto Callegari, nato e vissuto da ragazzo a Casteggio, è la spinta etica e sociale che lo muove e che lo ha spinto ad accettare la sfida di tornare alla terra delle sue origini, alle vigne che conosce fin dall’infanzia, alle metodologie produttive che apprezza da sempre. Prima di accettare questo incarico occupava un altro ruolo affascinante: era uno dei responsabili dell’uso etico della tecnologia e della AI non solo in Microsoft, ma anche in collaborazione con altre importanti aziende ed associazioni, per monitorare il tema di malattie o altri possibili disturbi del comportamento, e combattere le conseguenze perverse della tecnologia sulle nuove generazioni.

Le cantine di Terre d’Oltrepò. Tradizioni e storicità

Terre d’Oltrepò nasce nel 2008 con la fusione tra la Cantina Sociale Intercomunale di Broni nata nel 1960 e la Cantina di Casteggio nata nel 1907. Due storiche realtà vitivinicole che hanno fatto una scelta ben precisa, quella di guardare al futuro rimettendosi in gioco sotto il marchio unificante di Terre d’Oltrepò. Questa fusione ha originato la più importante realtà vitivinicola di tutto l’Oltrepò Pavese e dell’Italia Nord-Occidentale.

Oggi è la più grande cantina cooperativistica della Lombardia con quasi 700 soci e quasi 4 milioni di bottiglie prodotte. Nel 2017 ha acquisito, insieme a Cavit, il marchio La Versa, brand che nel 2020 è stato interamente rilevato da Terre d’Oltrepò.

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