T. Rowe Price – La crescita globale e le prospettive per l’inflazione potrebbero implicare un rialzo dei tassi nel 2025
Sei mesi fa, le prospettive di consenso per l’economia globale a fine 2024 prevedevano un’inflazione in costante calo e uno scivolamento verso la recessione, che avrebbe innescato aggressivi tagli dei tassi da parte delle banche centrali. Il risultato migliore sarebbe stato un rallentamento, associato a un “soft landing”, che avrebbe consentito di evitare una recessione, grazie all’azione delle banche centrali. Le speranze degli investitori per questo scenario hanno determinato rally simultanei di azioni, titoli di Stato di alta qualità e obbligazioni con rischio creditizio.
Attualmente, solo qualche mese dopo, le stime di consenso prevedono una continua espansione, una ripresa delle pressioni inflazionistiche e un limitato allentamento da parte delle banche centrali. Pur non aspettandoci uno scenario di ‘no landing’, riteniamo che la recessione sia fuori discussione almeno per i prossimi sei mesi.
Verso una maggiore crescita a livello globale
Le stime di consenso continuano a ipotizzare un eccezionalismo per gli Usa, la cui espansione supera facilmente l’anemica crescita degli altri mercati sviluppati. Tuttavia, la crescita statunitense ha deluso le aspettative nel primo trimestre. Gli indicatori anticipatori dell’Eurozona stanno salendo rapidamente, ma potremmo facilmente assistere a un allargamento generale della crescita globale che ridimensionerebbe la narrativa dell’eccezionalismo degli Stati Uniti.
La Bce è stata la prima banca centrale dei mercati sviluppati a tagliare i tassi d’interesse, a giugno. La Bank of England e la Federal Reserve sembrano destinate a seguirne l’esempio. A causa del punto di partenza più debole per l’economia dell’Eurozona, riteniamo che la Bce procederà al maggior numero di tagli in assoluto nel 2024, mentre la Fed, a causa di un’inflazione vischiosa, si limiterà a uno, o forse due tagli dei tassi di 25 punti base ciascuno.
Quale sarà la direzione della politica monetaria nel 2025?
La domanda principale è: tutto questo dove porterà la politica monetaria nel 2025? Anche modesti tagli dei tassi quest’anno potrebbero facilmente determinare una riaccelerazione della crescita e dell’inflazione, il che costringerebbe la Fed ad alzare i tassi di nuovo l’anno prossimo, con le altre banche centrali che ne seguirebbero l’esempio. Ciò potrebbe significare che le banche centrali inaspriranno la propria politica a fronte dell’indebolimento del mercato del lavoro entrando nella prossima recessione.
In questo scenario insolito, ci aspettiamo una maggiore divergenza dei ricavi, man mano che gli investitori analizzano le implicazioni per i settori e i singoli titoli. Una gestione attiva del portafoglio, incentrata sull’analisi dei fondamentali e sul valore relativo, sarebbe essenziale in questo contesto.