Un decennio di eventi in poche settimane: dalla recessione al rally azionario

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In poche settimane può succedere quello che non è successo in un decennio. Il presidente della Fed Jerome Powell ha segnalato un orientamento più accomodante della politica monetaria, passando da una posizione da falco, dettata dalle persistenti pressioni inflazionistiche, a una dovish di fronte ai crolli di Silicon Valley e Signature Bank che hanno messo in dubbio la stabilità finanziaria degli Stati Uniti. In Europa, Credit Suisse si è trovata talmente nei guai che le autorità svizzere hanno organizzato un matrimonio forzato con UBS, l’altro gigante finanziario del Paese.

Le turbolenze negli Stati Uniti e in Europa hanno mandato in tilt i mercati. C’è preoccupazione per la stabilità finanziaria perché la situazione assomiglia a una nuova crisi finanziaria. Tuttavia, non mi spingerei così lontano. In realtà, non credo che l’ultimo mese abbia cambiato il nostro percorso.

Déjà vu – oppure no

Nonostante le analogie con la Crisi finanziaria globale, non dovrebbe esserci da temere. È vero che Credit Suisse e alcune banche regionali statunitensi sono state vittime di una corsa ai depositi, ma si è trattato di casi isolati, e non on diffusi come nel 2008.

Negli Stati Uniti, le banche in crisi sono state caratterizzate da un’elevata esposizione al settore delle criptovalute in difficoltà e da una cattiva gestione del rischio dovuto all’innalzamento dei tassi d’interesse. Si tratta di una situazione intrinsecamente diversa da quella della crisi finanziaria del 2008, quando le perdite sui mutui subprime, opachi e poco trasparenti, hanno provocato una mancanza di liquidità e una perdita di fiducia nei confronti delle maggiori istituzioni al centro della finanza globale. Fortunatamente, le preoccupazioni che vediamo oggi sono causate dalle pratiche di alcune banche più piccole. In ogni caso, la rapida risposta delle autorità statunitensi sembra aver convinto i depositanti che il loro denaro sia al sicuro nelle banche regionali americane.

Sebbene i problemi di Credit Suisse e delle banche regionali statunitensi possano essere considerati per lo più idiosincratici, sottolineano un punto importante. Quando i tassi di interesse aumentano e la crescita rallenta, i problemi vengono a galla. O, come dice il leggendario investitore statunitense Warren Buffet, “è solo quando la marea si ritira che si scopre chi nuotava nudo” (cioè chi ha qualcosa da nascondere). Nei prossimi due trimestri scopriremo che più persone hanno nuotato nude.

La recessione arriverà a fine anno

I problemi delle banche regionali statunitensi sono arrivati proprio quando il presidente della Fed Powell ha segnalato che la Fed stessa era pronta a frenare ulteriormente per affrontare i persistenti problemi di inflazione. Di conseguenza, gli investitori sono stati colti di sorpresa. Ciò ha provocato un aggiustamento violento dei mercati obbligazionari.

Dopo il crollo di Silicon Valley Bank, le banche hanno ridotto i loro prestiti in maniera del tutto autonoma. In effetti, stanno realizzando parte della stretta che avrebbe dovuto essere attuata con un aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. Allo stesso tempo, le banche centrali restano impegnate a contrastare le pressioni inflazionistiche. Anche se il presidente della Fed Powell ha indicato che potrebbe non alzare i tassi così bruscamente come suggerito in precedenza, la combinazione di rialzi dei tassi da parte delle banche centrali globali e di una stretta sui prestiti porterà l’economia globale in recessione tra un paio di trimestri.

Tuttavia, il calo dei prezzi dell’energia e l’aumento del denaro nelle mani dei consumatori stanno migliorando leggermente il quadro della domanda globale. Il miglioramento è amplificato dal cambiamento della strategia della Cina in materia di coronavirus, che sta incrementando in modo significativo la domanda nella seconda economia mondiale. Allo stesso tempo, le banche centrali di tutto il mondo hanno aumentato i tassi di interesse a tal punto da essere ormai prossime alla fine della loro campagna di rialzo, allentando leggermente le condizioni finanziarie. Queste forze favoriscono uno sviluppo favorevole a breve termine, ma, potrebbe trattarsi di una tregua a breve termine sulla via della recessione.

Il rally azionario potrebbe essere incerto

Siamo davvero in un momento insolito. Le prospettive di crescita a breve termine stanno migliorando, le condizioni monetarie si stanno allentando e, allo stesso tempo, gli sviluppi del mercato obbligazionario hanno indotto gli investitori a fare un de-risking dei loro portafogli. Ciò significa che ora sono in grado di aggiungere nuovamente rischio ai loro portafogli. Questa posizione sarà rafforzata dalla diminuzione delle preoccupazioni sulla fragilità delle banche statunitensi e dall’allentamento dei tassi di interesse. In questo contesto, gli investitori potrebbero tornare sull’azionario.

Ci sono molti elementi in movimento e questo lascia agli investitori molto spazio per commettere errori. La principale preoccupazione nel breve termine è rappresentata dagli ultimi dati sull’inflazione, che non mostrano alcun segno di un vero e proprio crollo. Ciò crea un rischio che sarà particolarmente problematico se la Federal Reserve e Jerome Powell alzeranno ancora una volta i tassi di interesse in un momento in cui il mercato pensava che fossimo alla fine dell’attuale ciclo di inasprimento. Un altro rischio è che gli sviluppi favorevoli a breve termine non si concretizzino. Entrambe le preoccupazioni, insieme o separatamente, significherebbero che il mercato entrerà in recessione prima di quanto immaginiamo.