Fitch declassa il rating degli Stati Uniti: le implicazioni per i mercati

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Dopo aver posto gli Stati Uniti sotto osservazione con implicazioni negative a maggio, Fitch ha abbassato il rating del credito statunitense ad AA+ da AAA. Questo fa seguito al declassamento da parte di S&P nel 2011.

Il declassamento del rating è stato innescato in particolare dal processo disordinato che ha portato all’ultima revoca del tetto del debito, ma l’agenzia di rating fa anche riferimento al fatto che la combinazione di un elevato livello di debito e di una politica monetaria restrittiva spingerà il costo del servizio del debito al 10% rispetto alle entrate pubbliche nei prossimi anni.

A nostro avviso, molto probabilmente gli impatti economici e di mercato del declassamento dei rating sono trascurabili. Dopo il declassamento del credito di S&P nel 2011, molti mandati di asset management sono stati modificati per garantire che i rating trigger e il declassamento di un emittente AAA non comportassero grandi aggiustamenti di portafoglio. Inoltre, Fitch ha lasciato invariato il limite di rating per il Paese, per cui il declassamento non si ripercuoterà automaticamente su altri emittenti con sede negli Stati Uniti.

Sebbene, molto probabilmente, le implicazioni di mercato del declassamento del rating siano limitate, il cambiamento arriva durante il periodo estivo che è piuttosto illiquido e che tende a essere caratterizzato da un’elevata volatilità. Inoltre, dopo un’impressionante serie di prese di profitto, la modifica della politica monetaria della Bank of Japan della scorsa settimana ha reso il mercato nervoso. Di per sé l’aggiustamento dei rating non è probabilmente importante, ma è un tassello del puzzle che potrebbe causare un aumento della volatilità del mercato.

A nostro avviso, l’aspetto più interessante del declassamento del rating è che mette in evidenza le sfide tra la passata generosità fiscale e una politica monetaria che, per contenere le pressioni inflazionistiche, è diventata più rigida. Fitch sostiene che la spesa per interessi sul debito statunitense, nei prossimi anni, salirà al 10% rispetto alle entrate pubbliche. Il messaggio per i governi di tutto il mondo è chiaro: dato l’aumento dei tassi di interesse, il servizio del debito in essere implica che le espansioni fiscali del passato peseranno molto sui deficit fiscali del futuro. Per mantenere la sostenibilità del debito, la politica fiscale deve tornare a un atteggiamento prudente. Senza dubbio si tratta di un messaggio indesiderato, soprattutto in un momento in cui il motore della crescita globale stenta a decollare.