Trump potrebbe avere conseguenze di ampio respiro sui mercati azionari

Karsten Junius, CFA, Chief Economist di J. Safra Sarasin -

L’evoluzione della crescita statunitense, dei tassi USA, del dollaro e della politica statunitense dopo le elezioni si ripercuoterà sui titoli azionari a livello globale. La presidenza di Trump, con un Congresso repubblicano unificato, avrebbe la possibilità di attuare non solo le promesse della campagna elettorale in materia di commercio e regolamentazione, che possono essere realizzate in gran parte tramite ordini esecutivi, ma anche la sua agenda fiscale.

L’impatto delle tariffe è più difficile da quantificare. In primo luogo, non è chiaro quanto aggressiva e quanto determinata sarà la nuova amministrazione. In secondo luogo, l’impatto marginale dei dazi sugli utili è probabilmente inferiore a quello del 2018/19, anche se riguarderebbe un numero maggiore di prodotti. Negli ultimi anni le aziende hanno riorientato le loro catene di approvvigionamento per eludere i conflitti commerciali.

Allo stesso tempo, è improbabile che le valutazioni aumentino nel 2025, ma dovrebbero normalizzarsi gradualmente. Fino a fine anno, prevediamo che il PE scenda a 20x per l’EPS a 12 mesi. In combinazione con un EPS di 314 dollari USA, il nostro obiettivo di fine anno 2025 per l’S&P 500 è 6300.

Meno probabile, ma con un chiaro rischio di coda, è una tariffa del 10% su tutte le importazioni statunitensi. Ciò porterebbe probabilmente a misure di ritorsione da parte dei partner commerciali, alimentando potenzialmente un conflitto commerciale globale. Questo scenario avrebbe effetti molto più gravi sull’economia globale e potrebbe andare ben oltre l’impatto negativo diretto delle tariffe sugli utili.

Per il 2025 si prospetta una situazione in cui i titoli value potrebbero sovraperformare per la prima volta dal 2022 e recuperare parte del terreno perso negli ultimi due anni. Un rialzo dei tassi, come previsto nel nostro scenario di base, sosterrebbe i titoli value. A nostro avviso, anche i rischi per i titoli value sono sbilanciati verso l’alto, in quanto la piena attuazione del programma fiscale, commerciale e di immigrazione di Trump potrebbe rievocare i ricordi del 2022, quando un’economia soggetta a vincoli di offerta fu colpita da uno shock della domanda. Ciò ha innescato un’impennata dell’inflazione e una corrispondente reazione della Fed. Il successivo aumento dei tassi reali è stato uno dei motivi principali per cui i costosi settori della crescita hanno ceduto, mentre i titoli value hanno resistito ragionevolmente bene. Si tratta di uno scenario di coda, ma non irrealistico se tutte le proposte di Trump venissero attuate.

I titoli finanziari sarebbero i principali beneficiari di un’amministrazione Trump, dato il triplice vantaggio derivante dall’aumento dei tassi, dalla riduzione delle restrizioni sulle operazioni di M&A e dal potenziale abbandono dei requisiti patrimoniali di Basilea III. Allo stesso tempo, i titoli finanziari sono tra i meno colpiti da potenziali dazi, mentre beneficerebbero appieno di potenziali riduzioni dell’aliquota d’imposta sulle società. Nonostante la recente sovraperformance, abbiamo spostato il settore al livello più preferito. Riteniamo che si tratti di una posizione di medio termine che dovrebbe ottenere buoni risultati durante il primo anno del nuovo governo Trump, ma sono possibili alcune battute d’arresto a breve termine.

Un altro settore che abbiamo elevato a preferito, da meno preferito, è quello del Healthcare, il secondo settore per importanza nell’indice globale value. Contrariamente ai titoli finanziari, negli ultimi tre mesi è stato il settore globale più debole. Il settore è stato fortemente sottotono rispetto ai suoi fattori chiave, il dollaro USA e un leggero ammorbidimento dell’ISM (Institute for Supply Management). Dato che i prezzi dei farmaci sono stati trattati nell’Inflation Reduction Act (IRA) del Presidente Biden e che Trump non ha chiesto ulteriori riduzioni, come invece ha fatto nelle sue campagne del 2016 e del 2020, ci aspettiamo che il settore rimanga per il momento fuori dal raggio d’azione dell’amministrazione. In assenza di apparenti venti contrari di natura politica, un dollaro USA più forte dovrebbe fornire sostegno al settore sanitario globale. Allo stesso tempo, un ciclo in rafforzamento non rappresenta un rischio per la performance relativa del settore sanitario, a nostro avviso.

Per quanto riguarda le preferenze regionali, esprimiamo la nostra visione più positiva sui titoli value e sui difensivi attraverso un upgrade del Regno Unito. Il mercato appare ipervenduto rispetto ai recenti movimenti della sterlina, con la valuta che probabilmente fornirà sempre più supporto in futuro. Nonostante l’elevata esposizione dei titoli azionari britannici ai ricavi statunitensi, con il 20% del fatturato generato negli Stati Uniti, i dazi non rappresentano una grande preoccupazione. Le vendite negli Stati Uniti dei nomi del Regno Unito sono completamente compensate dai costi statunitensi, il che significa che il mercato è esposto a una crescita statunitense relativamente forte e a un dollaro più forte, ma i rischi tariffari sono contenuti.

Abbiamo inoltre portato a neutrale le azioni giapponesi. Negli ultimi sei mesi sono state il mercato principale con la peggiore performance. Un nuovo aumento dei rendimenti e del dollaro statunitense potrebbe cambiare la situazione. Questo potrebbe dare al mercato un sostegno simile a quello che ha avuto nella prima metà del 2024. Tuttavia, data la sua ciclicità e la generale dipendenza dalle esportazioni, lo lasciamo neutrale.

Infine, ribadiamo la nostra preferenza per le small cap statunitensi, che negli ultimi 12 mesi hanno colmato il loro divario di performance rispetto alle large cap. Le small cap sono le principali beneficiarie dei potenziali tagli fiscali e, a differenza delle large cap, potrebbero trarre vantaggio da un aumento delle tariffe. La loro ampia esposizione alla domotica significa che l’aumento delle tariffe potrebbe fungere da scudo contro la concorrenza estera. Inoltre, le small cap tendono a registrare performance in linea con i titoli value, il che rappresenta un ulteriore motivo per rimanere costruttivi su questo segmento di mercato.

In conclusione, riteniamo che nelle fasi iniziali di una nuova amministrazione statunitense, i fattori positivi per i mercati supereranno quelli potenzialmente negativi. In generale, la crescita dovrebbe reggere e l’operazione di reflazione dovrebbe funzionare. Pertanto, preferiamo il valore, che proteggerebbe da un potenziale superamento dell’inflazione. Tuttavia, i rischi di ribasso non devono essere ignorati. Mentre i dazi mirati sulla Cina potrebbero probabilmente essere digeriti dal mercato azionario statunitense, un’escalation della guerra commerciale globale con un conseguente impatto negativo sulla crescita del PIL continua a rappresentare un rischio non trascurabile.