Dazi e guerra commerciale, le implicazioni economiche
Domenica il Presidente Trump ha firmato dazi del 25% su Canada e Messico e del 10% sulla Cina. Il Canada e il Messico hanno promesso ritorsioni contro gli Stati Uniti, aumentando le probabilità di una guerra commerciale “tit for tat”. La mossa segna una nuova fase della guerra commerciale, che prende di mira più Paesi per raggiungere gli obiettivi di politica economica e geopolitica degli Stati Uniti. Anche se il Segretario al Tesoro Scott Bessent, fresco di nomina, si è detto favorevole a un approccio più graduale all’aumento dei dazi, Trump ha ribadito la sua minaccia di imporre dazi generalizzati “molto più alti” del 2,5%.
Reazioni immediate del mercato
La rapida esecuzione della minaccia sui dazi ha colto di sorpresa i mercati, stimolando la volatilità dei mercati azionari, mentre i consueti beni rifugio, l’oro e il dollaro, sono saliti. Dopo che, all’inizio della scorsa settimana, Trump ha ritirato bruscamente la minaccia di imporre dazi a tappeto sulla Colombia, dopo aver raggiunto un accordo sul rimpatrio dei migranti, il mercato era convinto che le azioni di Trump sarebbero state più morbide rispetto a quanto minacciato. Allo stato attuale delle cose, anche per quanto riguarda l’applicazione degli ultimi dazi su Canada e Messico, l’azione di Trump è prevalentemente funzione della sua volontà di siglare un accordo sulla sicurezza dei confini e di raggiungere il suo obiettivo politico di contenimento dell’immigrazione. Lunedì, la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha dichiarato che l’amministrazione statunitense rinvierà i dazi per un mese a seguito del colloquio con Trump. In cambio, il Messico aumenterà gli sforzi per rendere sicuro il confine tra Messico e Stati Uniti. La notizia ha portato a un rapido indebolimento del dollaro, ponderato su base commerciale.
I dazi hanno un impatto negativo sui volumi del commercio globale, poiché l’aumento dei prezzi delle importazioni riduce la domanda di beni esteri. La nostra ricerca mostra che un rallentamento dei volumi del commercio globale è tipicamente associato a un dollaro USA più forte, a un aumento dell’oro e dei prezzi dei Treasury USA e a un calo dei mercati azionari. Con l’annuncio dei dazi nel periodo 2018/2019 durante la prima amministrazione Trump l’S&P500 e la sua controparte cinese, il CSI300, hanno registrato un calo di circa il 2% nei 20 giorni di negoziazione successivi. Con i mercati ora costretti a indovinare le ulteriori decisioni in materia di politica commerciale del Presidente Trump, l’incertezza sulla politica commerciale degli Stati Uniti ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 40 anni, ad eccezione dell’estate 2019, quando la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto il suo apice. Prevediamo che la volatilità del mercato rimarrà elevata nel breve termine, a causa del rischio significativo di un altro annuncio commerciale ad alto impatto verso Cina, Europa e/o Giappone.
Il rapido accordo tra il presidente messicano e il presidente Trump sottolinea ancora una volta la natura mercantilista della nuova presidenza statunitense. I Paesi con un elevato surplus commerciale con gli Stati Uniti, come la Germania, probabilmente trarranno insegnamento dalle mosse del Messico, adotteranno un approccio pragmatico e si opporranno a una guerra commerciale “tit for tat” acquistando più GNL statunitense e aumentando ulteriormente la spesa per la difesa al di sopra del 2% del PIL. Tuttavia, l’UE si muove consensualmente e i Paesi più autarchici come la Francia potrebbero rivelarsi un ostacolo per la formazione di un fronte forte e unito nei negoziati commerciali.
Implicazioni economiche più ampie
Continuiamo a osservare l’impatto dei negoziati commerciali sull’inflazione e sulla crescita valutando tre principali canali di trasmissione. In primo luogo, la possibilità per i consumatori statunitensi di mitigare l’erosione del loro potere d’acquisto sostituendo i beni d’importazione colpiti da dazi con beni nazionali più economici. Soprattutto i Paesi ricchi come gli Stati Uniti hanno un’elevata elasticità della domanda grazie alla varietà dei beni nazionali disponibili, cosa che potrebbe attenuare l’impatto inflazionistico dei dazi. In secondo luogo, le fluttuazioni del mercato valutario svolgono un ruolo fondamentale. Durante la prima guerra commerciale del 2018/2019, il rafforzamento del dollaro ha compensato una buona parte dell’impatto inflazionistico dei dazi statunitensi sulle merci cinesi, mentre la Cina ha attenuato l’erosione della sua competitività lasciando calare lo yuan rispetto al dollaro. In terzo luogo, la durata dei dazi è importante. A giudicare dalle azioni della Casa Bianca della scorsa settimana, i mercati devono valutare l’opzionalità di qualsiasi dazio applicato.
Posizionamento
Alla fine della scorsa settimana abbiamo assistito a una certa compiacenza circa la possibilità di annunci di dazi, che ha portato a rischi di ribasso più pronunciati. Ciò si aggiunge alla già esistente suscettibilità a uno shock commerciale, a giudicare dal divario che si è aperto lo scorso anno tra i multipli P/E storicamente elevati e le revisioni degli utili statunitensi. Un dollaro più forte a lungo erode la competitività estera delle multinazionali statunitensi, creando un potenziale vento contrario agli utili. Per questo motivo, la scorsa settimana abbiamo ridotto la nostra esposizione azionaria, aumentando invece la posizione sull’oro e sul dollaro USA.