Inquinamento atmosferico e salute neurologica: nuovo studio collega il PM10 al morbo di Parkinson

Lucia Cimini -

Inquinamento atmosferico e salute neurologica — 

Sembra essere ufficiale, un’esposizione prolungata alle polveri sottili potrebbe aumentare il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative.

L’inquinamento atmosferico non danneggia solo i polmoni e il cuore, ma potrebbe anche colpire il cervello. Un recente studio scientifico ha evidenziato un possibile legame tra l’esposizione prolungata alle polveri sottili PM10 e lo sviluppo del morbo di Parkinson, una delle malattie neurodegenerative più diffuse al mondo.

I ricercatori, analizzando dati clinici e ambientali su larga scala, hanno osservato che le persone residenti in aree con alti livelli di inquinamento da PM10 presentano una maggiore incidenza di diagnosi di Parkinson rispetto a quelle che vivono in zone meno esposte. Le polveri sottili, particelle di diametro inferiore ai 10 micrometri, sono in grado di penetrare in profondità nei polmoni, entrare nel flusso sanguigno e, secondo alcune ipotesi, raggiungere anche il sistema nervoso centrale attraverso il nervo olfattivo o la barriera ematoencefalica.

Secondo gli autori dello studio, l’infiammazione cronica indotta dall’inquinamento potrebbe contribuire al danneggiamento progressivo delle cellule cerebrali coinvolte nella produzione di dopamina, la cui carenza è alla base dei sintomi del Parkinson. I risultati, sebbene non ancora definitivi, aprono nuove prospettive sulla prevenzione ambientale della malattia.

“Non possiamo più ignorare gli effetti neurologici dell’inquinamento atmosferico,” ha dichiarato uno dei coordinatori della ricerca. “Questi dati rafforzano l’urgenza di adottare politiche pubbliche più severe per la qualità dell’aria, a tutela non solo dell’ambiente, ma anche della nostra salute cerebrale.”

Il morbo di Parkinson colpisce oltre 10 milioni di persone nel mondo e le sue cause sono in gran parte ancora sconosciute. Fattori genetici, stile di vita e condizioni ambientali sembrano contribuire in modo combinato al rischio di sviluppare la malattia. Lo studio in questione rappresenta un ulteriore passo verso la comprensione di questi meccanismi complessi e pone l’accento su un aspetto ancora poco considerato: la neurotossicità dell’inquinamento urbano.