Italia ed evasione fiscale. Meglio tornare ai tempi di Draghi? Basteranno digitalizzazione, semplificazione e trasparenza?

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Mario Draghi e la lotta all’evasione fiscale: digitalizzazione, semplificazione e trasparenza per modernizzare il fisco italiano

Durante il suo mandato alla guida del governo (febbraio 2021 – ottobre 2022), Mario Draghi ha inserito la lotta all’evasione fiscale tra i pilastri della sua azione riformatrice, puntando su strumenti strutturali e innovativi. Il suo approccio ha combinato rigore e pragmatismo, con l’obiettivo di modernizzare il sistema tributario italiano e ridurre il divario di gettito che da decenni mina i conti pubblici.

Nel cuore della strategia anti-evasione del governo Draghi c’è stata la digitalizzazione del fisco. La diffusione della fatturazione elettronica è stata estesa anche ai regimi forfettari, mentre il potenziamento delle banche dati dell’Agenzia delle Entrate ha reso più efficiente l’incrocio delle informazioni, consentendo controlli più rapidi e mirati. Una direzione fortemente voluta anche da Bruxelles, nell’ambito degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Sul fronte dei pagamenti, l’esecutivo ha incentivato l’uso della moneta elettronica, rendendo obbligatorio il POS per tutti gli esercenti, e introducendo sanzioni per chi si rifiutava di accettarlo. Il programma cashback di Stato, nato nel governo Conte II, è stato sospeso da Draghi per valutarne l’efficacia in rapporto ai costi, a testimonianza di un approccio basato sull’efficienza piuttosto che sulla spesa pubblica.

Ma la vera svolta è arrivata con l’approvazione della delega fiscale, che ha posto le basi per una riforma organica del sistema tributario: semplificazione delle aliquote IRPEF, revisione dei meccanismi di accertamento, rafforzamento del rapporto collaborativo tra contribuenti e fisco. Il principio guida è stato quello della cooperative compliance, con particolare attenzione alle grandi imprese.

I risultati, seppur parziali, sono arrivati: nel 2021 l’Agenzia delle Entrate ha recuperato oltre 19 miliardi di euro di entrate tributarie, un record nella storia recente. Merito anche di una gestione più moderna e meno conflittuale, che ha puntato sulla prevenzione dell’evasione piuttosto che sulla sola repressione.

In un contesto in cui l’evasione fiscale continua a rappresentare una zavorra per la crescita e l’equità, le politiche di Draghi hanno segnato un passo avanti verso un fisco più trasparente, giusto ed efficiente. La sfida ora è dare continuità a questo percorso.

Le politiche economiche di Giorgia Meloni per contrastare l’evasione fiscale

Durante il suo mandato, il governo guidato da Giorgia Meloni ha implementato diverse politiche per contrastare l’evasione fiscale in Italia. 

Recupero dell’evasione fiscale. Nel 2024, l’Agenzia delle Entrate ha recuperato 33,4 miliardi di euro dall’evasione fiscale, segnando un aumento di 8,2 miliardi rispetto al 2022. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha attribuito questo risultato alle politiche del suo governo.
Misure legislative e amministrative. Stretta sulle partite IVA “apri e chiudi”: introdotta a fine 2022, questa misura mira a contrastare le attività economiche che aprono e chiudono in breve tempo per evadere le tasse.
Riforma fiscale: nel 2023, il governo ha presentato una legge delega per la riforma fiscale, approvata ad agosto dello stesso anno. Tuttavia, i primi decreti attuativi sono stati approvati solo a fine dicembre 2023, rendendo difficile attribuire i risultati del recupero fiscale direttamente a queste riforme.
Politiche sui pagamenti in contanti: a partire dal 1º gennaio 2023, il governo ha aumentato il limite per i pagamenti in contanti a 5.000 euro. Questa decisione ha suscitato dibattiti, poiché alcuni ritengono che possa facilitare l’evasione fiscale.

Critiche e controversie

Nonostante i risultati dichiarati, alcune fonti hanno sollevato dubbi sull’efficacia delle misure adottate. La Corte dei Conti ha espresso perplessità riguardo all’attribuzione del recupero record del 2024 alle nuove politiche del governo, suggerendo che non tutto l’aumento possa essere attribuito a misure nuove o straordinarie. In realtà, l‘Agenzia delle Entrate, su indicazioni dell’esecutivo, ha previsto una riduzione dei controlli fiscali, diminuendo del 25% rispetto a due anni prima. Questa scelta ha sollevato preoccupazioni riguardo alla possibile rinuncia a entrate fiscali significative. In sintesi, il governo Meloni ha implementato diverse misure per combattere l’evasione fiscale, ottenendo risultati significativi nel recupero di somme evase. Tuttavia, alcune decisioni e la tempistica di attuazione delle riforme hanno sollevato critiche e dubbi sull’efficacia complessiva delle politiche adottate.

Italia digitale: il fisco si rinnova tra intelligenza artificiale e processo tributario online

Negli ultimi anni, l’Italia ha accelerato la trasformazione digitale del proprio sistema fiscale. L’obiettivo? Rendere il fisco più efficiente, trasparente e incisivo nel contrasto all’evasione. Tra riforme legislative, nuove tecnologie e semplificazioni, il volto dell’amministrazione tributaria italiana sta cambiando in profondità.

Dal 2 settembre 2024, è entrata in vigore una delle innovazioni più significative: la digitalizzazione integrale del processo tributario. Con il Decreto Legislativo 220/2023, tutte le comunicazioni tra contribuenti, avvocati e giudici delle Corti di giustizia tributaria avvengono esclusivamente in via telematica. Le PEC sostituiscono raccomandate e notifiche cartacee, con l’obiettivo di ridurre i tempi e semplificare la gestione delle controversie fiscali. Un cambiamento che promette di rendere il contenzioso più rapido e accessibile.

Nel 2024 è scattato anche l’obbligo per le piattaforme digitali di comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati fiscali delle transazioni effettuate dagli utenti. Una misura nata per colmare un vuoto normativo e allineare l’Italia alla direttiva UE 2021/514. In questo modo, l’economia digitale — dalle vendite su marketplace ai servizi freelance — è soggetta a controlli più puntuali e trasparenti.

Dichiarazioni dei redditi più snelle (e anticipate)

Nell’ambito della più ampia riforma fiscale, il governo ha varato un calendario fiscale più razionale. Dal 2024, i soggetti IRES devono presentare le dichiarazioni entro il nono mese dalla chiusura del periodo d’imposta. Si tratta di una mossa volta a uniformare i tempi dichiarativi e semplificare gli adempimenti per imprese e professionisti, oltre che ad accelerare le verifiche da parte dell’amministrazione.

L’intelligenza artificiale entra nel fisco

Forse la novità più futuristica riguarda l’adozione dell’intelligenza artificiale da parte dell’Agenzia delle Entrate. Prevista nella legge delega del 2023, l’IA verrà impiegata per analizzare il rischio di evasione e per migliorare l’efficienza nella gestione dei big data fiscali. Un passo che promette di trasformare la lotta all’evasione in un processo sempre più basato su algoritmi e analisi predittiva, nel rispetto delle normative sulla privacy europee.

Però, secondo l’Osservatorio sulla Trasformazione Digitale, l’Italia è sì leader per numero di progetti di intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione, ma è ancora al 23° posto in Europa per digitalizzazione complessiva. Questo paradosso evidenzia una nazione che spinge sull’innovazione, ma che deve ancora affrontare sfide strutturali: bassa alfabetizzazione digitale, carenze infrastrutturali e resistenza al cambiamento.

La strada verso un fisco completamente digitale è tracciata. Il processo è già in atto, con risultati tangibili in termini di semplificazione e recupero dell’evasione. Tuttavia, la trasformazione non potrà dirsi compiuta senza un investimento parallelo in cultura digitale, formazione e inclusione tecnologica. Solo così l’Italia potrà costruire un’amministrazione fiscale all’altezza delle sfide del XXI secolo.