Ue, sotto accusa i tagli alla Co2. I conti non tornano

di Rosaria Barrile -

Secondo la Ong Carbon Market Watch sarebbero solo virtuali, dal momento che il metodo di calcolo usato dall’ Agenzia europea dell’ambiente comprende anche la quota di surplus derivante dal sistema di scambio europeo

Secondo l’ultima analisi resa nota dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), nel 2014 l’Unione europea avrebbe ridotto le sue emissioni di gas serra nazionale del 23% rispetto ai livelli del 1990, in linea con l’obiettivo 2020.

Secondo invece la Carbon Market Watch (Cmw), un’organizzazione non governativa internazionale specializzata sui temi legati al climate change, i dati in questione non sarebbero corretti.

Dal 2013, infatti l’Aea ha inserito nella sua analisi anche il calcolo della quota di surplus per i settori non coperti dal sistema Ue di scambio quote Co2 ( Ets – emission trading scheme) quali i trasporti, l’agricoltura, l’edilizia e lo smaltimento dei rifiuti.

Secondo la Ong, proprio questo metodo di calcolo rischia di fornire dei “falsi positivi”: in pratica, includendo anche la quota di surplus di crediti di emissione, generato nell’ambito dell’Ets, entro il 2020 le emissioni saranno ridotte di almeno il 15%, invece che del 10% necessario. Tuttavia le proiezioni degli Stati membri mostrano che solo una piccola percentuale corrisponde a una reale riduzione delle emissioni e che la differenza equivale proprio al surplus di crediti di emissione, generato nell’ambito dell’Ets.

La Ong chiede inoltre che l’Ue aumenti la soglia di riduzione delle emissioni entro il 2020. In questo modo, aumentando le percentuali di riduzione delle emissioni, gli stati e le aziende dovranno utilizzare il loro surplus di crediti Ets per riuscire a rispettare le nuove soglie, e non potranno utilizzarli per raggiungere gli obiettivi del 2030.