La domanda di petrolio calerà ancora

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L’Opec ha tagliato le stime per il 2016 per via del rallentamento economico in Sud America e Cina. Riad “parla” e il prezzo del greggio torna a scendere

Quella del petrolio è una via crucis che dura da oltre un anno e di cui non si riesce a vedere la fine.
L’Opec, il cartello viennese dei produttori, nel suo consueto rapporto mensile ha tagliato le stime sulla crescita della domanda di greggio per il 2016, riducendo le sue previsioni sulla domanda globale di 50mila barili al giorno.
La colpa è del rallentamento economico in America Latina e dei rischi sugli sviluppi dell’economia in Cina.
E non è tutto. Il cartello viennese avverte che non è esclusa una ulteriore revisione al ribasso nei mesi a venire.

A marzo l’Opec ha pompato 32,25 milioni di barili al giorno, 14.900 in più rispetto a febbraio, ma dai dati contenuti nel rapporto emerge comunque una riduzione di 487.000 barili al giorno rispetto a gennaio che rappresenta il termine di riferimento per il congelamento dei livelli produzione di cui si discuterà nel vertice di Doha di questo fine settimana.

E a proposito di Doha, stamattina il ministro del petrolio saudita, Ali al-Naimi, ha dichiarato al quotidiano al-Hayat che resta confermata la posizione del Paese secondo cui un taglio netto della produzione è fuori questione.
Un annuncio che segue di neppure 24 ore la notizia giunta ieri di un accordo definito tra Russia e Arabia Saudita.

L’effetto sul prezzo del petrolio sul mercato di Londra, dopo i rialzi di ieri, è stato immediato: alle 12,40 il futures sul Brent del Mare del Nord cedeva lo 0,92% a 44,28 dollari al barile, mentre il derivato Usa Wti perdeva l’1,38% a quota 41,59 dollari.