Anticipo pensione anche per statali e autonomi

di Walter Quattrocchi -

Si definisce il piano “Ape” del Governo. Allo studio gli sgravi fiscali

Anche gli statali e i lavoratori autonomi potranno accedere all’Ape, l’anticipo pensionistico. Lo ha precisato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al termine del confronto con i sindacati.

Poletti ha ribadito inoltre che si studiano sgravi fiscali per ridurre il peso delle rate con cui i lavoratori che scelgono di anticipare la pensione dovranno restituire il relativo prestito alle banche.

Anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini fa sapere che si sta lavorando su interventi fiscali che riducano il peso della rata del prestito pensionistico e per definire la platea dei lavoratori che sarà fortemente agevolata.

Il piano messo a punto dal governo mira ad uno schema di anticipo con prestito bancario e copertura assicurativa (Ape). 

Inoltre potrebbe essere accompagnato dall’impegno a estendere gli 80 euro almeno a una fascia dei pensionati, ma probabilmente soltanto dal 2018.

Il ruolo dell’Inps
L’Ape passerà obbligatoriamente per l’Inps. Il lavoratore over 63, intenzionato ad anticipare l’uscita dal lavoro, non dovrà recarsi in banca per ottenere il prestito, ma dovrà rivolgersi solo all’ente previdenziale, anche tramite intermediari.

L’Inps dovrà certificare la situazione previdenziale del lavoratore, a partire dal montante contributivo, privo dei contributi relativi agli anni di anticipo (da uno a tre). A tal punto l’Istituto con il soggetto finanziario, previsto da un’apposita convenzione, perfezionerà il prestito pensionistico.

Il prestito dovrà essere rimborsato alla banca, sempre attraverso l’Inps, con rate mensili comprensive di capitale e interessi per un periodo di 20 anni. Ad attutire la rata dovrebbero essere apposite detrazioni fiscali che interverranno per ridurre la decurtazione dell’assegno ai redditi più bassi.

La decurtazione si dovrebbe azzerare o ridurre al minimo per una particolare fascia di lavoratori a basso reddito: disoccupati, lavoratori impiegati in lavori pesanti e anche per soggetti coinvolti in lavoro di cura familiare. In questi casi la detrazione fiscale non solo dovrebbe compensare l’intero importo della rata, ma anche coprire una parte del capitale.

Le detrazioni dovrebbero ridursi di molto e addirittura scomparire nei casi di uscita volontaria dal lavoro da parte di soggetti con reddito elevato, per i quali il taglio dell’assegno potrebbe arrivare anche al 15%.