Consumi: agli italiani piace la sostenibilità

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Secondo i dati del nuovo Osservatorio Findomestic, sette su dieci sono pronti a pagare di più i prodotti delle aziende virtuose

Sette italiani su dieci sono disposti a premiare, e a pagare di più, i prodotti delle aziende sostenibili. E quasi altrettanti (il 64%) sono pronti a boicottare le aziende non sostenibili. I dati emergono dalla 23° edizione dell’Osservatorio di Findomestic sui consumi, presentato a Milano.

L’Osservatorio ha scelto di soffermarsi sul concetto di sostenibilità, rivelando che la grande maggioranza degli italiani (l’87% degli intervistati) la sostenibilità non è più una dichiarazione, ma uno stile di vita sempre più diffuso, che in molti casi coincide anche con la scelta più economica.

Per il 53% degli intervistati il concetto di sostenibilità è intrinsecamente connesso alla variabile ambientale”, sottolinea l’indagine.

I fattori che possono orientare il comportamento dei cittadini in senso sostenibile sono: la necessità di tutelare le generazioni future (33%), la consapevolezza di proteggere l’ambiente (28%) e il risparmio economico (25%). Esiste anche un 31% di “opportunisti”, ossia di persone che si comportano in maniera sostenibile in primis per risparmiare.

L’opinione del campione è inoltre tendenzialmente critica verso le aziende, la cui una sostenibilità appare più una facciata per adattarsi alla crescente attenzione dei consumatori verso questi temi, che una scelta profonda di governance. Di conseguenza, l’atteggiamento è critico verso le fonti delle informazioni, che vengono verificate anche su canali alternativi a quelli aziendali: il 45% del campione si informa per verificare l’autenticità delle affermazioni aziendali e il 36% ci crede solo se conosce l’azienda e sa come opera.

I processi produttivi e distributivi a basso impatto ambientale, la promozione di stili di vita consapevoli, i diritti dei lavoratori e il loro benessere, la produzione in Italia senza delocalizzazione, una comunicazione chiara e trasparente sui prodotti, uniti ad una buona relazione post vendita, sono i criteri adottati dai consumatori per valutare se una azienda sia sostenibile.

I settori considerati più virtuosi sono quelli alimentari, energetico e automobilistico, anche grazie alla ingente comunicazione di prodotto che è stata effettuata, facendo cardine sui temi della sostenibilità. Per quanto concerne il terziario, e più in particolare banche e assicurazioni, la sostenibilità viene misurata dalla vicinanza ai clienti che attraversano momenti di difficoltà (40%), da una comunicazione chiara e trasparente (35%), e dall’offerta di prodotti e servizi adeguati e non sovradimensionati (33%).

L’Osservatorio Findomestic ha analizzato anche il versante delle aziende, per scoprire che ben il 97% delle imprese fa della sostenibilità un valore di riferimento, che le coinvolge sempre di più: negli ultimi cinque anni il 76% delle imprese ha incrementato il proprio impegno in materia, mentre il 24% lo ha mantenuto costante.

Il 30% del campione esaminato dichiara di investire in sostenibilità per migliorare l’immagine, il 21% per attrarre nuovi clienti. C’è, tuttavia, un 34% che lo fa per senso di responsabilità verso le generazioni future, per favorire l’innovazione di prodotti e servizi (23%) o per contribuire ad uno sviluppo sostenibile (25%).

Le iniziative aziendali vertono principalmente sulla governance e sulla sostenibilità sociale ed ambientale. L’80% delle società intervistate dichiara che l’impegno nella sostenibilità si traduce in una migliore performance economica e finanziaria nel medio/lungo periodo. La mancanza di un ritorno immediato e di incentivi di mercato sono, secondo circa un’azienda su quattro, i fattori che rallentano lo sviluppo della sostenibilità all’interno delle aziende.

La stessa comunicazione è percepita come un’arma bivalente in quanto in grado di attivare l’attenzione dei consumatori, ormai abituati a svolgere un ruolo di censori di iniziative millantate o poco chiare.