Le nuove regole RC Auto non faranno scendere le tariffe

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Secondo i professionisti preposti al calcolo tariffario all’interno delle compagnie di assicurazione i recenti emendamenti al provvedimento finiranno col penalizzare gli automobilisti che oggi giustamente pagano di meno

Alcune norme contenute nel DDL Concorrenza, in discussione in questi giorni alla Camera, possono seriamente compromettere il rigoroso procedimento scientifico che porta alla determinazione delle tariffe RC Auto, delicata funzione alla quale gli attuari, in virtù delle loro specifiche competenze professionali, sono preposti all’interno delle compagnie di assicurazioni.

Anche i recenti emendamenti al disegno di legge non hanno modificato il punto di vista degli attuari: i costi per gli assicurati non sono destinati a scendere e alcune categorie di automobilisti rischiano di essere ingiustamente penalizzate.

Come accade per il prezzo di qualsiasi bene o servizio, anche quello delle polizze RCA dovrebbe infatti essere calcolato a partire dai costi sottostanti, nell’ambito del rispetto delle regole stabilite dal libero mercato. Il DDL Concorrenza prevede invece delle norme destinate a modificare aprioristicamente i prezzi delle polizze, il cui effettivo impatto sulla riduzione dei costi (che nel ramo RCA sono costituiti essenzialmente dai risarcimenti a chi subisce danni da incidenti stradali) non è stato oggetto di alcuna valutazione; nel contempo, il DDL introduce ulteriori voci di costo (si pensi per esempio ai costi per la gestione delle scatole nere e per l’ispezione dei veicoli) senza prevederne un’adeguata copertura.

Dagli emendamenti tesi a favorire, secondo varie modalità, gli assicurati residenti nelle zone dove la sinistrosità è più elevata, e più in generale la mobilità degli assicurati tra le imprese, secondo gli attuari non c’è ragionevolmente da attendersi nessuna riduzione dei costi. I limiti imposti dal DDL alla libera determinazione delle tariffe (si pensi appunto alla residenza dell’assicurato e alla sua storia contrattuale, che oggi sono tra i fattori tariffari più rilevanti), non potranno comportare, in assenza di una riduzione dei costi, alcuna diminuzione del premio medio. Anzi, il divieto di valorizzare correttamente questi fattori di rischio, che oggi consentono un’adeguata differenziazione dei prezzi, tecnicamente del tutto giustificata perché basata su inequivocabili evidenze statistiche, comporterà invece soltanto un livellamento delle tariffe, con ingiustificati aggravi per gli assicurati che per meriti soggettivi (non aver causato sinistri) e/o oggettivi (residenza in zone a bassa sinistrosità) oggi a pieno diritto stanno pagando i premi più bassi.

La “tecnica” del calcolo tariffario non è un’alchimia finalizzata a promuovere improprie discriminazioni fra assicurati, ma un procedimento scientifico rigoroso condotto da professionisti specializzati – gli attuari – la cui funzione è definita dalle normative europee: proprio per tale motivo rappresenta una garanzia di correttezza ed equità erga omnes nel rispetto delle regole dettate dal mercato.