La convergenza dei Balcani torna nel radar degli investitori

Tim Umberger -

I Balcani sono una regione eterogenea a livello di dimensione e sviluppo economico. Il denominatore comune è da ricercare, dal punto di vista del mercato azionario, nel fatto che si tratta di un gruppo di mercati di frontiera che hanno completamente mancato il rally degli ultimi nove anni.

Mentre i mercati azionari globali stanno toccando i livelli più alti di sempre e gli Emergenti stanno lentamente tornando ai picchi di una volta, i mercati azionari dei Balcani stanno scambiando ben lontani dai massimi del 2007.

La Romania, il mercato più ampio e con le migliori performance nella regione, è ancora 46 punti percentuali al di sotto dei livelli pre-crisi. Slovenia e Serbia ancora più in basso, quest’ultima di circa l’85%. Sono tante le ragioni che lo spiegano, compresa la crisi della Grecia e dell’Eurozona, ma questo rappresenta, intuibilmente, un’opportunità unica nel contesto di investimento globale. La buona notizia è che alcuni investitori hanno iniziato a rendersene conto e quest’anno è cominciato molto bene. Inoltre, la Romania sta trainando la regione e ha uno de rendimenti migliori da inizio anno, con un rendimento del 20% (in euro). Naturalmente, però, c’è ancora tanta strada da fare.

I Paesi del Sud Est europeo sono cresciuti tra il 5% e il 7% negli anni prima della crisi finanziaria. La ripresa ci ha messo tanto, ma adesso è pienamente avviata. L’anno scorso la crescita si è attestata intorno a livelli del 2,5%, con un’impennata nell’ultimo trimestre. Per il 2017 le stime degli analisti si attestano intorno al 3% mentre, dal nostro punto di vista, riteniamo che raggiungerà un livello ancora più alto, anche fino al 5% in alcuni Paesi. Nel primo trimestre Romania e Slovenia si sono attestate rispettivamente sul 5,7% e il 5,3%, i livelli più alti del Vecchio Continente. Dato che ci troviamo nella fase iniziale del ciclo e la crescita è ben bilanciata tra domanda interna, solide esportazioni e ripresa degli investimenti, è probabile che il ciclo proseguirà per i prossimi 4/5 anni.

Forse la ragione principale alla base del nostro ottimismo riguardo alla prospettive di crescita risiede nella fine del massiccio processo di riduzione del debito. Guardando alla crescita dei prestiti bancari, nei Paesi balcanici la crisi è cominciata 10 anni fa con tassi di crescita del 30,40 e perfino del 50% l’anno in qualche occasione. Tutto ciò ha contribuito a generare significativi squilibri con le banche intente ad affrontare i crediti in sofferenza per molti anni. I sistemi bancari sono però oggi pronti per un nuovo ciclo di prestiti. Ampi aumenti di capitale implicano che c’è il capitale per dare nuovo inizio alla crescita dei prestiti. I libri contabili sono in ordine: i crediti deteriorati si sono dimezzati e stanno perdendo valore rapidamente, dato che gli NPL sui nuovi prestiti sono prossimi allo zero. E non manca neanche la liquidità: riteniamo che le banche vorranno destinarli a prestiti alla clientela più remunerativi in un momento in cui i rendimenti sui titoli di Stato sono bassissimi. La situazione attuale ha innescato una nuova ondata di consolidamento del settore bancario e da un punto di vista azionario, gli investitori potranno beneficiare del processo in atto. Da un punto di vista macro, però, abbiamo assistito ad una crescita del Pil del 2,5% quando il mercato dei prestiti bancari era in fase di contrazione; qualora il trend fosse invertito, la crescita economia sarebbe molto più alta.

In Slovenia, sia a marzo che ad aprile, il dato sulle vendite al dettaglio, indicatore dell’attività domestica, sia la produzione industriale, da considerarsi come approssimazione delle esportazioni, hanno registrato una crescita del 10% anno su anno. In Romania i tassi di crescita sono ancora più sorprendenti, con una crescita dei salari intorno al 15%, che potrebbe rappresentare fonte di preoccupazione nel medio termine, pur tenendo a mente i livelli di partenza molto bassi pari a circa 500 euro al mese. Un altro settore che fornirà senz’altro un sostegno positivo alla crescita sarà il turismo, con evidenti vantaggi per Croazia, Montenegro, Bulgaria, Romania e Slovenia e non mancano le opportunità per aumentare l’esposizione su tali trend tramite i mercati azionari.

La crescita economica si rispecchia di solito negli utili societari. Nel 2016, sono state tante le società che hanno registrato una crescita degli utili superiore al 20% e i dati del primo trimestre di quest’anno sembrano confermare il trend. Anche le valutazioni sembrano attraenti. Sulla base delle previsioni di utili, i mercati stanno scambiando ad un multiplo prezzo/utile pari a circa 10 volte ma, ovviamente, grazie a un’analisi approfondita ci sono numerose opportunità di grande valore da scovare. Ciò che è ancora più straordinario è che, in un contesto dominato da bassi rendimenti a livello globale, molte società della regione continuano a scambiare a livelli pari, o superiori, a un dividend yield del 10, livello che ci sembra sostenibile. Con il crollo deciso dei tassi di deposito, tale anomalia verrà presto o tardi colmata.


Tim Umberger – Portfolio Advisor – East Capital