Ecco perchè la Bank of England ridurrà i tassi

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Per quanto, se uno guarda al prossimo futuro,  sia un elemento destinato a rimanere nel background, la riunione di politica monetaria della Bank of England ha già fornito più di una prova a conferma della volontà di iniziare a ridurre i tassi nel 2020 dal momento che la banca centrale sta diventando sempre più accomodante nel mezzo di uno scenario che mette in conto sia la Brexit che il rallentamento globale, per non parlare del crescente dissenso tra i membri della banca stessa.

Pertanto, anche qualora il risultato elettorale dovesse premiare la leadership dei Conservaotri con un vantaggio del 10%, (e nonostante i commenti sconsiderati del deputato Jacob Rees-Mogg), crediamo che il potenziale di apprezzamento della sterlina sia destinato ad essere limitato nell’eventualità di un peggioramento del quadro macro, anche qualora alla fine si trovasse una soluzione positiva per la Brexit.

Sei mesi dopo le elezioni del nuovo Parlamento europeo, il Regno Unito si prepara ad un intenso dibattito elettorale in questo contesto, vero ultimo ostacolo per la Bank of England la cui posizione fortemente restrittiva di lungo periodo sembra stia venendo meno.

Considerando che un terzo dei membri del board avrebbe già voluto ridurre il tasso di sconto (ormai invariato da 15 mesi) dello 0,75% per contenere i rischi al ribasso per la crescita  e che gli altri membri del comitato sembrano aperti a tale possibilità, la nostra attenzione potrebbe spostarsi più verso i dati che mostreranno l’andamento del primo trimestre del prossimo anno per verificare se combaciano o meno con le previsioni della BoE.

In base ai suoi studi, la BoE si attende che l’economia britannica possa salire dell’1% quest’anno e dell’1,6% nel 2020 secondo uno scenario base dove sia il rallentamento globale che le incertezze legate alla Brexit si dovrebbero significativamente ridimensionare.

Un framework tutto da verificare dal momento che le incertezze legate alla Brexit (a seguito della ratifica di un eventuale accordo) dovrebbero affrontare nuovi probemi dovuti al periodo di transizione in arrivo subito dopo e che richiederebbe una discussione più profonda e definitiva sulle relazioni tra UK ed Europa, con una deadline iniziale a dodici mesi da ora. In queste circostante non vediamo grande potenziale rialzista per la moneta britannica, nè tanto meno crediamo che possa superare la resistenza raggiunta nel marzo di quest’anno poichè le questioni riguardanti le elezioni domineranno la scena.