Mercati emergenti: aziende, non nazioni

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Per certi versi, investire era molto più semplice: bastava dividere i portafogli azionari in aree geografiche e la diversificazione era compiuta. La globalizzazione, tuttavia, ha reso questo metodo meno efficace e acceso i riflettori sulle caratteristiche delle singole aziende. Uno studio svolto da Empirical Research Partners lo conferma. Nel 1992, gran parte del rendimento di un’azienda dei mercati emergenti (ME) era funzione del settore o della regione di appartenenza, e solo il 36% dipendeva dall’impresa stessa.

“Ciò accadeva quando investire nei mercati emergenti era un concetto relativamente nuovo e il contesto macro guidava i rendimenti”, spiega il responsabile degli investimenti azionari David Polak. “Le aziende dei mercati emergenti venivano raggruppate all’interno di un paniere di strumenti a maggiore crescita ma anche più rischiosi. Oggi le cose sono cambiate”. Queste aziende si sono affermate sulla scena mondiale e il 65% dei loro rendimenti azionari è ora ascrivibile a fattori aziendali specifici. “È la stessa percentuale che troviamo nei mercati sviluppati. Pertanto, a prescindere da dove investi, sono i fondamentali a contare più di ogni altra cosa”, sottolinea Polak.

Le questioni prettamente nazionali continueranno a incidere sugli utili d’impresa, ma le migliori società sono in grado di superare questi fattori esterni. È qui che la ricerca bottom-up diventa essenziale e può fare la differenza tra investire in un’azienda che soccombe agli ostacoli economici o in una che diventa la prossima grande storia di crescita.

Vi sono diversi trend di crescita strutturale di lungo termine che risultano particolarmente promettenti per le economie emergenti. Tra questi figurano la crescita dei servizi mobili sui dispositivi collegati a Internet e la domanda di semiconduttori speciali nelle reti di telecomunicazione 5G e nell’automazione industriale. Altre aree d’interesse sono le società sanitarie incentrate sull’invecchiamento demografico in Cina e le compagnie di assicurazione che vendono prodotti finanziari al crescente ceto medio asiatico.

A prescindere dall’area di crescita potenziale, la ricerca fondamentale rigorosa di stampo bottom-up è indispensabile per capire quali sono le società che beneficeranno di queste dinamiche di crescita strutturali e che saranno meno colpite dalle difficoltà macroeconomiche di breve termine.