Meeting BCE: adesso la politica fiscale deve fare la sua parte

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Nella riunione del 12 marzo, la BCE ha deluso le aspettative del mercato non tagliando i tassi in risposta alla diffusione del coronavirus. Ha disposto un ulteriore allentamento monetario non convenzionale attraverso un incremento temporaneo del programma di Quantitative Easing, che vedrà una serie di ulteriori acquisti netti di di attività per 120 miliardi di euro, ammontare da utilizzare entro la fine dell’anno. Tali acquisti saranno principalmente indirizzati verso il settore privato. Inoltre, saranno condotte, temporaneamente, operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (LTRO) per fornire un supporto immediato al sistema finanziario dell’Eurozona, mentre la BCE, in materia di supervisione bancaria, fornirà temporaneamente allentamenti nei vincoli di capitale e nei vincoli operativi in risposta allo scoppio del coronavirus. Infine, la BCE sostiene la decisione dell’Autorità Bancaria Europea di rinviare lo stress test del 2020 in modo che le banche possano concentrarsi sulla propria attività. È importante sottolineare che Lagarde ha chiesto fortemente una “politica fiscale ambiziosa e coordinata”, poiché la risposta alla crisi indotta dal coronavirus dovrebbe essere innanzitutto fiscale. In effetti, i paesi europei stanno annunciando importanti piani di stimolo che faranno guadagnare tempo mentre si cerca di contenere l’epidemia. In un secondo momento – una volta contenuta l’epidemia – sarebbero necessarie misure per stimolare la domanda aggregata per garantire un significativo rimbalzo della crescita.

Implicazioni sugli investimenti: le recenti azioni delle banche centrali non sono state in grado di supportare i mercati, che hanno registrato pesanti perdite su tutta la linea. Anche la decisione della Fed di immettere ulteriore liquidità nel sistema non è riuscita a determinare un rimbalzo. È necessario un fattore di innesco e potrebbe essere una reazione fiscale massiccia e coordinata, insieme a drastiche misure di contenimento del virus. Fino a quando qualcosa di concreto non si materializzerà, la volatilità del mercato rimarrà molto elevata. Almeno, l’azione delle banche centrali dovrebbe evitare una stretta creditizia, ma è probabile che permanga la pressione sui prodotti a spread. Ci aspettiamo una crescente divergenza tra le valutazioni dei titoli di emittenti con un bilancio solido e quelli degli emittenti più deboli. Il programma di QE continua ad essere favorevole al credito IG in euro. Tuttavia, è ancora troppo presto per un riposizionamento aggressivo nelle attività rischiose.

Al di là del breve termine: lo shock di offerta iniziale legato all’epidemia si è associato ad uno shock della domanda di portata crescente e l’economia globale potrebbe precipitare in una recessione grave come quella del 2008-09. Tuttavia, le misure di stabilizzazione macroeconomica sono relativamente semplici da progettare e non sono di esclusiva responsabilità della politica monetaria. I governi hanno preso coscienza della gravità della situazione e, in circostanze eccezionali, il Patto di Stabilità e Crescita prevede un temporaneo allentamento delle regole di bilancio. Tuttavia, affinché la politica fiscale sia veramente efficace, deve essere accompagnata da una politica monetaria persistentemente accomodante. Alla fine, i paesi in crisi si troveranno con maggiore debito pubblico e il bilancio della BCE crescerà in modo significativo. Affinché i paesi rimangano solventi, i tassi di interesse dovranno rimanere bassi.