Ballare con gli orsi

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Se da un lato le stime di utili delle società vengono riviste al ribasso, dall’altro all’inizio della scorsa settimana i mercati azionari hanno evidenziato un rialzo, alimentato dalle speranze che presto la fase peggiore della crisi causata dal coronavirus sarà alle spalle. C’è chi dice si tratti solo di un “bear market rally”, vale a dire di un rimbalzo temporaneo che non si tradurrà in un trend al rialzo sostenibile.

Per qualche tempo l’Europa, in particolare Italia, Spagna e (in misura minore) Germania, è stata l’epicentro dell’emergenza sanitaria. Ora tuttavia il ciclone si sposta verso gli USA dove attualmente si registra il maggior numero di casi di COVID-19 al mondo. Quarantadue stati, in cui risiede il 90% della popolazione statunitense, hanno chiesto ai cittadini di rimanere a casa. La ricerca di una cura per la malattia procede senza sosta ma nel frattempo l’azionario USA continua a perdere terreno. Le prime richieste di sussidi lasciano presagire un tasso di disoccupazione superiore al 10% e riportano alla mente degli osservatori lo scenario della Grande Depressione degli anni ’30.

La pandemia di coronavirus influisce anche sui dati economici. Persino il settore delle costruzioni dell’Area Euro appare sempre più sotto pressione. L’ultimo Indice dei responsabili degli acquisti (PMI) mostra infatti un forte calo dell’attività edilizia in ambito residenziale e commerciale, nonché dell’ingegneria civile.

Al contempo, pare che le tensioni circa il prezzo del petrolio si siano in parte placate. Arabia Saudita e Russia sembrano intenzionate a fare un passo indietro. Tuttavia, i tagli alla produzione oggetto del contendere non saranno sufficienti a controbilanciare l’aumento delle scorte causato dallo shock della domanda. L’offerta di petrolio a livello globale sarà comunque eccessiva, un fattore che influirà negativamente sulle prospettive per il prezzo del greggio (dal punto di vista dei produttori) e metterà a dura prova i bilanci delle società del settore (cfr. grafico della settimana).

La settimana prossima

I dati previsti la prossima settimana non dovrebbero fornirci molte informazioni aggiuntive. In generale rifletteranno la crisi globale. Il nostro Macro Breadth Index mostra un trend comune a livello mondiale, caratterizzato dall’ulteriore revisione al ribasso delle prospettive di crescita. I dati attesi sul PIL cinese dovrebbero indicare un calo del 5,1% anno su anno.

Active is: Non ballare con gli orsi

Il nostro responsabile dell’analisi tecnica ha segnalato che al momento il mercato sembra dominato dallo “smart money” (investitori professionali come gli hedge fund o investitori sistematici). Ritiene che sia questo il motivo dei progressi nei comparti ciclici malgrado i dati economici. Anche il recupero del mercato azionario cinese è inferiore perché attira meno capitali speculativi. I fondi azionari cinesi hanno invece registrato forti flussi in entrata: USD 1,5 miliardi solo la scorsa settimana. Nelle ultime due settimane l’afflusso netto di capitali è stato pari a USD 7 miliardi.

Non sembra che la fase ribassista del mercato sia giunta al termine. È comunque incoraggiante che in  brevissimo tempo siano state attuate numerose misure fiscali e monetarie. Sotto questo punto di vista la crisi attuale è diversa dalle precedenti, un elemento che fa ben sperare. Tuttavia, è importante essere prudenti se si intende “ballare con gli orsi”. Forse è meglio aspettare e vedere come evolve la situazione.