Impatti e rischi della crisi da Covid 19 per il sistema finanziario italiano

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La pandemia da Covid-19, che ha travolto la maggior parte del globo a partire dai primi mesi del 2020, ha oramai assunto le proporzioni di un evento epocale e lascia presagire tempi di risoluzione ancora lunghi.  Lo sottolinea la Consob in un interessante approfondimento su impatti e rischi della crisi epidemiologica.

Quali sono le principali evidenze ?   In attesa dell’individuazione di un vaccino e di protocolli di cura efficaci, la convivenza con il virus continuerà ad accompagnarsi a ripercussioni economiche e sociali più o meno marcate a seconda della capacità dei Paesi colpiti di identificare celermente i contagiati, tracciarne i contatti e procedere all’isolamento dei soggetti positivi.  Per l’Italia, i rischi per l’attività economica appaiono al ribasso.

Lo scoppio della pandemia ha colpito il Paese quando era già in una fase di rallentamento della crescita, che da anni rimane inferiore a quella delle maggiori economie avanzate. Gli squilibri preesistenti nelle finanze pubbliche, inoltre, costituiscono un vincolo alle misure di contrasto alla crisi.

La Commissione sottolinea poi la valenza della risposta europea  nella necessità di una forte cooperazione interazionale per fronteggiare la crisi ed avviare la ripresa.

Per quanto riguarda i mercati finanziari italiani, le condizioni più distese rilevate alla fine di giugno riflettono soprattutto le politiche di contrasto alla crisi adottate a livello domestico e internazionale.

Sul mercato azionario, tuttavia, la ripresa dei corsi potrebbe subire una brusca correzione se le condizioni economiche generali dovessero peggiorare o la ripresa dovesse rivelarsi più lenta del previsto. Sul mercato obbligazionario del debito sovrano, tensioni potrebbero emergere a fronte del deterioramento dello stato delle finanze pubbliche e delle accresciute esigenze di finanziamento del debito.

A fronte di prospettive macroeconomiche incerte, prosegue la Consob, i rischi sembrano al ribasso anche per le società non finanziarie quotate italiane, che nel complesso si caratterizzano per una più elevata vulnerabilità rispetto alle imprese europee.

Tale vulnerabilità rende più difficile sostenere il maggior livello di debito che le imprese dovranno contrarre per soddisfare le sopraggiunte esigenze di liquidità generate dalla crisi in modo più o meno intenso a seconda del settore di appartenenza.

L’eventuale aumento delle insolvenze, tanto più probabile quanto più a lungo dura il ristagno economico, comporterebbe un aumento delle sofferenze per le banche e, verosimilmente, un razionamento del credito che a sua volta rafforzerebbe la recessione.

Una nota positiva, prosegue l’approfondimento,  viene dal fatto che negli ultimi anni le banche italiane hanno recuperato solidità patrimoniale e migliorato la qualità degli attivi.  Uno sviluppo in questa direzione alimenterebbe, in un circolo vizioso, le aspettative di una contrazione a catena di reddito, domanda e occupazione. In questo contesto, rimangono cruciali sia le misure tese a mitigare il rischio di insolvenza dei debitori sia eventuali ulteriori interventi pubblici a sostegno di una rapida ripresa.

Lo studio della Consob individua poi alcuni processi, accelerati da Covid 19,  potenzialmente idonei a modificare radicalmente il contesto socio-economico di riferimento come la deglobalizzazione, l’accelerazione del FinTech, la transizione alla green economy e, parallelamente, lo sviluppo della finanza per la crescita sostenibile.