USA vs EU, quando i mercati riflettono differenze più ampie

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C’è una crescente divergenza tra il trend del Bund e del Treasury. Qualche giorno fa il decennale tedesco veniva scambiato a -0,62% rispetto allo 0,77% dei rendimenti statunitensi, con gli spread delle T-note rispetto ai Bund in aumento di 19 punti base dall’inizio di ottobre. Ed anche gli indici azionari mostrano una divergenza simile: lo S&P 500 è salito di circa il 5% ad ottobre, mentre gli indici europei stanno mostrando un andamento laterale. Tali tendenze evidenziano il divario nella crescita e l’incertezza della politica economica guardando avanti.

Le misure sanitarie per contenere una seconda ondata in Europa rappresentano un freno significativo alla ripresa che si stava innescando. I dati sul settore dei servizi hanno registrato un’inversione di tendenza a partire dal mese di agosto, quindi la crescita dell’attività potrebbe aver già raggiunto il proprio picco nell’Europa del Sud ed i PMI preliminari di ottobre potrebbero confermare la flessione del settore dei servizi.

La crescita nel corso del terzo trimestre può crescere significativamente e le stime sul settore manifatturiero lasciano presagire che la ripresa andrà avanti. I consumi delle famiglie hanno resistito alla forte riduzione delle indennità di disoccupazione federali dalla fine di luglio, le vendite al dettaglio hanno rimbalzato a settembre (+1,9% su base mensile) grazie alla forte domanda di automobili, settore in cui le vendite sono tornate ai livelli precedenti alla crisi. I risparmi disponibili e il rifinanziamento del debito ipotecario hanno dato impulso alla domanda dei consumatori, nonostante l’aumento del numero di fallimenti e la perdita permanente di posti di lavoro. Pertanto, nei fattori economici c’è spazio per una spiegazione parziale della sottoperformance del Treasury.

Sul fronte della politica, la crescente probabilità di un successo democratico spiana la strada ad un progetto di allentamento fiscale. Il programma di Biden promuove la spesa per l’istruzione e gli investimenti nella destinati alla ricerca finanziati da aumenti fiscali oltre il 2022. Gli investitori dovrebbero ignorare che questi investimenti rientrano nel programma democratico, poiché è piuttosto chiaro che gli stimoli saranno comunque messi in atto. Al contrario, il Recovery fund europeo potrebbe incappare in rallentamenti da parte dei governi in opposizione con le interferenze di Bruxelles. I sussidi del valore di 390 miliardi saranno assegnati, ma alcuni governi potrebbero voler evitare l’etichetta associata ai prestiti UE. La BCE continuerà a promuovere condizioni di finanziamento molto accomodanti, con un’estensione del PEPP del valore di 400 miliardi da erogare nella seconda metà del 2021.

L’inflazione è estremamente bassa, mentre negli Stati Uniti gli aumenti dei prezzi al consumo continuano ad accelerare (1,4% su base annua a settembre). Sembra che la BCE stia tenendo conto dei rischi per l’attuazione del Recovery fund, al contrario, la Fed sembra riluttante a intervenire prima di qualsiasi accordo fiscale. Inoltre, i negoziati in corso tra il Regno Unito e l’UE lasciano poche speranze di un esito favorevole in materia di Brexit.