Industrie Chimiche Forestali: quando l’ESG non è una moda

-

Un’azienda con un posizionamento unico nel proprio settore di mercato che riesce a coniugare i pregi delle multinazionali con quelli propri delle vecchie imprese a conduzione familiare

Più di cento anni di vita ed uno sguardo al futuro. Continuo e concreto. In estrema sintesi potrebbe essere questo un estratto del DNA di Industrie Chimiche Forestali, società leader di settore nel nostro Paese nei segmenti legati alla progettazione, produzione e commercializzazione di adesivi e tessuti ad alto contenuto tecnologico con un ampio – più vasto delle aspettative soprattutto per quanto riguarda i non addetti ai lavori – ventaglio di destinazioni d’uso. E potremmo anche aggiungere con un altrettanto ampio ventaglio di sbocchi commerciali e Paesi a livello globale. Procediamo però con ordine partendo dunque da alcuni punti chiave che ci ha sottolineato Guido Cami, presidente e CEO di Industrie Chimiche Forestali.

Innanzitutto i segmenti di mercato in cui la società è attiva destinando la produzione di adesivi al settore delle calzature, della pelletteria, dell’automotive e del packaging alimentare – ci ha spiegato l’ad del gruppo. Che ha messo subito in chiaro l’ampiezza del bacino dei mercati raggiunti, con differenti livelli di capillarità e presenza, su scala globale. “Siamo attivi in 84 nazioni diverse, dagli Stati Uniti all’America Latina, dalla Russia all’Africa occidentale, fino all’estremo Oriente”. Un esempio di quanto è stata – e continuerà ad essere – rilevante la presenza del gruppo all’estero discende da un numero chiaro ed evidente: “Il 65% del fatturato del 2019 deriva dalle esportazioni, “solo” il 35% dal nostro mercato” spiega Cami.

L’espansione verso i principali mercati globali rappresenta uno dei driver di crescita seguiti dal gruppo – con successo come testimoniano i numeri – ormai da diversi anni, ma non è certo l’unico. Perché, intuibilmente, Industrie Chimiche Forestali non ha mai dimenticato di dedicare la massima attenzione possibile in termini di prodotto al tema dell’innovazione, con circa un quinto dei dipendenti (24 unità per la precisione) che compongono il team di ricerca e sviluppo. Si tratta in effetti di una formula semplice e di successo, due binari che corrono paralleli e che contribuiscono a creare un posizionamento molto singolare che caratterizza l’azienda. Il posizionamento cui facciamo riferimento nella fattispecie ce lo spiega direttamente Guido Cami evidenziandone pregi e difetti. “Siamo a metà strada tra le grandi multinazionali e le più piccole imprese a conduzione familiare attive nel nostro segmento di mercato” – spiega l’amministratore delegato del gruppo. “Ciò ci consente di coniugare allo stesso tempo nell’ambito della nostra offerta tanto l’affidabilità quando gli alti standard di certificazione propri delle imprese di grandi dimensioni, senza per altro dimenticare la grande velocità propria, in realtà, delle imprese di dimensioni più contenute”.

Tutto ciò ha permesso ad Industrie Chimiche Forestali di attraversare il 2020 indenni? Obiettivamente no, perché è intuibile quanto pesantemente alcuni settori chiave di destinazione dell’offerta del gruppo siano stati zavorrati dalla crisi pandemica e dalle relative fasi di confinamento. Basti pensare, solo per fare un paio di esempi concreti, all’enorme sofferenza patita nei mesi di marzo/aprile dal segmento delle calzature e pelletteria nonché dell’automotive nel suo complesso. Ferma restando la validità di fare riferimento a questi stessi temi anche in un’ottica duplice: se da un lato la flessione di automotive, calzature e pelletterie hanno inciso in maniera negativa sul business nel corso del 2020, è altrettanto vero che sono propri gli stessi settori destinati a riprendersi con maggior velocità non appena ci si metterà alle spalle il contesto pandemico in cui siamo costretti. Altro esempio? Il settore del packaging alimentare – una delle destinazioni della nostra attività produttiva – è uno di quei pochi segmenti che concluderà l’anno in corso con segno positivo data l’esigenza sempre più diffusa di conservare cibo fresco in condizioni massime di igiene.

E dunque, a questo punto, guardando i numeri: “Abbiamo continuato ad investire sul lato prodotto in tutto il 2020” spiega Guido Cami. E l’azienda lo ha fatto con tempismo e rapidità sfruttando le proprie competenze e conformandole di volta in volta alle esigenze del momento. “Abbiamo per esempio avviato la produzione di igienizzanti – prima per mani e in un secondo momento per superfici – nella fase più acuta della pandemia prima destinati esclusivamente ad uso interno, poi distribuiti a livello locale e infine venduti su più ampia scala anche grazie alla creazione di un nostro vero e proprio e-shop”. Un esempio efficace e tangibile della resilienza mostrata dal gruppo nel corso di un anno senza precedenti: “un anno in cui abbiamo sempre lavorato, non abbiamo ricorso neanche ad un’ora di cassa integrazione, pagato tutti i fornitori ed i servizi e destinato una somma superiore al milione di euro a nuovi investimenti” spiega Cami. Che aggiunge: “abbiamo generato utili e cassa in tutto il 2020”.

Discorso a parte, infine, è l’approccio molto forte su tutto quanto ruoti intorni al mondo dell’ESG. Un mondo in cui, soprattutto negli ultimissimi anni, notiamo un po’ in tutti gli ambiti una sorta di corsa al primato, vale a dire una vera e propria competizione nel voler dimostrare di integrare i fattori ESG nel proprio processo di produzione da più anni rispetto ai competitor di settore. Nel caso specifico di Industrie Chimiche Forestali potremmo sgombrare il campo da questo tipo di dubbi perché i primi passi per la realizzazione di un Sistema Integrato di Gestione Aziendale sono stati intrapresi sin dal 1997 con l’adozione di un Sistema di Gestione per la Qualità in accordo alla norma UNI EN ISO 9001 e l’adesione al progetto “Responsible Care” di Federchimica. Dell’anno successivo, 1998, l’adozione del Sistema di Gestione Ambientale in conformità alla norma UNI EN ISO 14001 e al Regolamento UE. n. 2017/1505, e del Sistema di Gestione per la Sicurezza in accordo alla norma OHSAS 18001 nel 2009. Dal 2010 ad oggi l’Azienda ha ben consolidato tutti i Sistemi di Gestione conseguiti ed ha applicato il modello 231. Novità di quest’anno infine la pubblicazione del primo Bilancio di Sostenibilità oltre alla Certificazione per il settore automotive IATF16949. In una sola parola: una storia pluriventennale di sostenibilità in tutti i suoi aspetti: economico, ambientale e sociale.