Società sportive: funzione educativa da sostenere

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Desidero esprimere tutta la mia vicinanza al mondo delle società sportive. È chiaro che, in virtù della considerazione ricevuta, l’attività sportiva giovanile e dilettantistica è considerata marginale, sicuramente  “nemmeno lontanamente necessaria”.

È da tempo che lo sport è messo all’angolo, basta vedere come sono ridotte le palestre di molte scuole italiane e quanto poco è considerata l’educazione fisica nelle stesse. Quando mi trovo alle grandi premiazioni che la mia carriera da atleta mi ha regalato, lo sport viene sistematicamente sedotto da altisonanti parole sulla sua utilità educativa e psicofisica.

Sembrano quasi chiacchiere di fronte a certe decisioni prese a cuor leggero che avviano l’intero mondo delle società sportive verso un lungo periodo di incertezza. Vi prego non pensiate che voglia minimizzare il dramma che la sanità tutta ha vissuto a marzo e che, ahimè, si appresta purtroppo a ripercorrere ogni volta che il virus picchia duro.

È troppo facile però appellarsi ai malati e alle vittime del covid  per legittimare qualunque decisione. Ho tanti amici medici che mi hanno ben descritto la tragedia  di marzo e che non dormono al pensiero di ciò che li aspetta e grazie a Dio viviamo in un paese che in primis cerca di tutelare la salute di tutti i suoi cittadini attraverso un sistema pubblico.

Allo stesso tempo conosco bene la straordinaria azienda educativa che è lo sport di base, un settore  a cui ora lo stato, negli organi che prendono le decisioni, sta ingiustamente voltando le spalle, senza nemmeno possibilità di replica. Per resistere si è investito ancora di più, rischiato ancora di più e faticato ancora di più perché chi vive di sport raramente si dà per vinto.

Il risultato è che le società sportive vivono col fiato sospeso. Si poteva trovare una soluzione attraverso il dialogo: magari tenendo attivi esclusivamente i settori giovanili,  solo per gli allenamenti; oppure facendo cambiare gli atleti in auto, vietando l’utilizzo del centro sportivo per evitare inutili assembramenti e riducendo solamente al campo le attività.

Oltretutto, con il sistema di tracciamento che vacilla, una società sportiva ben organizzata può rappresentare una garanzia di controllo migliore rispetto a luoghi di casuali assembramenti. Invece no! Siccome servi a poco ti chiudo e buona notte. Ho letto diversi paragoni con altre attività che restano invece aperte, non è l’antagonismo che mi interessa, preferisco ricordare che c’è una marea di ragazzi e bambini che grazie allo sport si allontana da gravi dipendenze o disagi, c’è una marea di adolescenti che cresce allenando i più piccoli in un sistema educativo che nessuna materia scolastica può sostituire.

La risposta del nostro sistema è preferire un vuoto educativo nel tempo libero dei giovani, piuttosto che affidarli allo sport. Anche l’aspetto economico non è secondario: c’è gente che, pur senza profitti, investe quello che può per permettere a questi giovani di giocarsi la propria chance in un campo di gioco e anche un po’ nella vita. È molto pericoloso e anche scoraggiante essere considerati così sacrificabili ed è per questo che capisco la profonda delusione di tutti coloro che vivono questo mondo.

E allora dico alle società sportive: non fatevi rubare questa passione, restate unite e trasformate la rabbia di oggi nei progetti del domani. Perché anche chi non si accorge di voi vive in un paese migliore grazie al vostro lavoro quotidiano, con le mani nelle storie di questi ragazzi che in pochi altri sostengono come sapete fare voi.