Oro e Bitcoin? Insieme e felici

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Riparte la domanda di gioielli in Cina e India

L’aumento della domanda asiatica dovrebbe sostenere l’andamento dell’oro. Cina e India sono di gran lunga i maggiori consumatori di oro al mondo. In Asia, la domanda di gioielli è sensibile al prezzo, nel senso che in genere aumenta quando la quotazione dell’oro è bassa. In India e Cina, la domanda di oro mostra segni di ripresa dopo la debacle del 2020. Secondo il World Gold Council e Reuters, a dicembre e gennaio le importazioni indiane di oro sono aumentate rispettivamente del 45% e del 72%. Metals Focus mostra che nel quarto trimestre 2020 le vendite cinesi di gioielli in yuan sono tornate a livelli di normalità e che nel primo trimestre 2021 anche i quantitativi sembrano essersi normalizzati.

Bitcoin, un’asset class più matura, ma sotto osservazione

Oggi più che mai, la contrapposizione dell’oro al bitcoin è all’ordine del giorno. Alcuni sviluppi interessanti riguardanti la criptovaluta mostrano che il suo utilizzo è sempre più diffuso. Storicamente, il bitcoin si è rivolto all’universo retail sia come mezzo di pagamento da usare nelle transazioni sia come strumento d’investimento. Tuttavia, nell’ultimo anno il bitcoin ha fatto passi da gigante nel mondo istituzionale. Nel lungo elenco di adepti figurano società, privati molto facoltosi, fondi di dotazione e fondi d’investimento. Il bitcoin è scambiato sul mercato future CME e come trust quotato al Nasdaq per un valore di 38 miliardi di dollari (a fine marzo). Secondo Bloomberg, numerose importanti banche depositarie hanno annunciato piani al servizio dei bitcoin. A marzo, Citibank ha pubblicato un rapporto completo di oltre cento pagine sul bitcoin. Sembra che questa criptovaluta non possa più essere liquidata come moda passeggera o curiosità tecnologica. Sebbene il bitcoin sia più volatile dell’oro e delle azioni aurifere, il profilo di volatilità si sta stabilizzando, segno che questa asset class speculativa sta diventando più matura.

Per il bitcoin permangono, tuttavia, importanti questioni logistiche, tra cui la bassa velocità e il costo delle transazioni, il trattamento riservatogli dagli enti di regolamentazione, l’eventuale mancata accettazione da parte di alcuni governi, la modalità di tassazione, garanzie e assicurazioni e come prevenire attacchi informatici e attività illecite. Il bitcoin è una nuova asset class, estremamente volatile e inoltre, secondo un rapporto del Cambridge Centre for Alternative Finance, ha un’impronta di carbonio equivalente a quella della Nuova Zelanda. Ipotizzando che questi problemi svaniscano col tempo, quale posizione avrà il bitcoin nell’universo degli investimenti e quale sarà la sua influenza sull’oro?

Il dibattito su oro e bitcoin prosegue

Il più grande potenziale del bitcoin è diventare un sistema di pagamento globale decentralizzato e un sostituto del contante. Molti investitori credono che il bitcoin sia una riserva di valore; di sicuro potrebbe offrire copertura contro il deprezzamento delle valute. La ragione per cui gli investitori contrappongono l’oro al bitcoin e non ad altre criptovalute risiede nelle loro caratteristiche comuni. Entrambi hanno un’offerta limitata, si collocano al di fuori del sistema finanziario tradizionale, non sono gravati da passività della controparte, sono attività non correlate e sono stati utilizzati come monete di scambio. L’etica anti-establishment che contraddistingue gli utenti di bitcoin assomiglia alla mancanza di fiducia che molti investitori in oro nutrono verso il sistema finanziario. Ma vi sono anche differenze profonde. Il bitcoin non è un bene fisico. Come la moneta cartacea, ha valore solo finché il pubblico crede che ne abbia. Senza la fiducia del pubblico, non vale nulla. L’oro è reale. È utilizzato nell’industria elettronica, in medicina e nel settore aerospaziale. Ogni giorno, è indossato da milioni di persone in tutto il mondo. La sua utilità va ben oltre la funzione di riserva di valore ed è radicato nella cultura e nella storia dell’umanità.

Il contesto odierno favorisce la convivenza tra oro e bitcoin

Uno dei tanti lasciti del Rinascimento è stato un nuovo sistema di pagamento e di riserva di valore. Nel XIV secolo, nel nord Italia sorsero banche familiari private che non si basavano tanto sull’oro e l’argento per le loro proprie operazioni, ma su fogli di carta rappresentativi di questi beni. Queste “cambiali” erano una sorta di moneta cartacea che aiutava a superare il problema di scorte insufficienti di oro e argento e consentiva una maggiore circolazione di denaro tra i commercianti. Il sistema fallì quando i governi furono schiacciati dal peso dei propri debiti e decisero di eliminare le cambiali. Le banche d’affari tornarono a nuova vita nel XV secolo sotto la guida della più grande famiglia di banchieri di Firenze, i Medici, che furono i primi a creare documenti scritti di prelievo (noti anche come assegni) per aumentare la velocità e la flessibilità del sistema bancario (The History of Money, Weatherford, 1997). Forse nel Rinascimento, come accade adesso, alcuni chiedevano la fine dell’oro in quanto riserva di ricchezza arcaica. Da allora, tuttavia, oro e moneta cartacea hanno stabilito una pacifica convivenza.

I tassi di interesse sono in calo da 40 anni. Stiamo entrando in un’era post-pandemia in cui i tassi possono solo salire. Vi è la possibilità concreta che si instauri una spirale inflazionistica. Le strategie di investimento che hanno funzionato negli ultimi 40 anni potrebbero non andare bene nel prossimo futuro. Questo clima di rischio e incertezza in cui si muovono gli investimenti favorisce sia l’oro sia il bitcoin. Il bitcoin potrebbe sottrarre, marginalmente, qualche investitore al mercato dell’oro, ma è anche probabile che attiri nuovi investitori nel rifugio sicuro in cui l’oro e l’argento hanno un ruolo consolidato. Forse all’oro sarà assegnata una nuova funzione, quella di stabilizzatore nei volatili fondi di criptovalute. In ogni caso, non si tratta di un mondo che contrappone l’oro al bitcoin. È un mondo di oro e bitcoin, dove entrambi possono convivere.