Biden mette nel mirino le big tech USA: i prezzi dei titoli del Nasdaq saranno messi a dura prova

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“Anche se Amazon è diventato uno dei più grandi retailer del pianeta, l’azienda non è mai sembrata interessata a immettere prezzi che gli consentissero di fare profitto. I consumatori ne sono sempre stati entusiasti e la competizione (purtroppo) non si è mai manifestata”, citava così il THE NEW YORK TIMES, il 4 luglio del 2013.

Questa è la frase che Lina Khan neoresponsabile dell’Antitrust USA ha messo all’inizio della sua pubblicazione sul The Yale Law Journal, dal titolo “Amazon’s Antitrust Paradox”

La Khan ha a lungo studiato il fenomeno del “predatory pricing” quello che ha consentito ai Rockfeller di diventare dominanti nel settore del petrolio nel dopoguerra e ad Amazon di diventare monopolista e infrastruttura obbligatoria degli acquisti, e soprattutto dei dati, del consumatore USA. Un rischio troppo grande per la crescita del mercato.

Il governo americano e il Presidente Biden, che ora ne hanno capito i rischi, hanno voluto una pasionaria a difesa di un potenziale, se non già attuale, rischio di posizione dominante.

Prepariamoci ad una guerra ai colossi dei “big data” e del monopolio tech, che rischia di bloccare la crescita del paese.

Ci vuole prudenza ora sulle valutazioni dei titoli tech, sia per il fenomeno dei tassi in aumento che per il maggiore presidio strategico delle informazioni voluto dal governo americano: Amazon, Facebook, Microsoft, Google, Apple, solo per citarne alcuni, dovranno scontare un nuovo “ambiente operativo” più costoso finanziariamente, e più vincolante in termini di operatività commerciale (specie se in “dumping” per aumentare le quote di mercato).

I prezzi dei titoli tech del Nasdaq ne risentiranno o saranno comunque messi a dura prova.