La previdenza complementare cresce anche nei primi 3 mesi dell’anno

-

La Covip ha pubblicato il consueto aggiornamento periodico sull’andamento della previdenza complementare.

Il nuovo intervallo preso ora in considerazione è il primo trimestre 2021 in cui  le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 9,421 milioni; la crescita rispetto alla fine del 2020 è pari a 79.000 unità (0,8 per cento).

A tale numero di posizioni, che include anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 8,515 milioni di individui.

Nelle singole tipologie di forma pensionistica, i fondi negoziali crescono di 33.000 posizioni (1 per cento in più), per un totale a fine marzo di 3,294 milioni; oltre la metà della crescita (18.000 unità in più) è formata da adesioni contrattuali al fondo rivolto ai lavoratori del settore edile.

Nelle forme pensionistiche di mercato, si registrano 27.000 posizioni in più nei fondi aperti (+1,6 per cento) e 22.000 posizioni in più nei PIP nuovi (+0,6 per cento); alla fine marzo del 2021, il totale delle posizioni in essere è, rispettivamente, pari a 1,654 milioni e 3,532 milioni di unità. Le risorse in gestione e i contributi

A marzo 2021, le risorse destinate alle prestazioni sono 202,2 miliardi di euro, 4,3 miliardi in più rispetto alla fine del 2020. Il patrimonio dei fondi negoziali risulta pari a 61,6 miliardi di euro, il 2,1 per cento in più. Per i fondi aperti si attesta a 26,3 miliardi e a 40,3 miliardi per i PIP “nuovi” aumentando, rispettivamente, del 3,8 e del 3,3 per cento.

Per quel che riguarda i flussi contributivi le forme pensionistiche di nuova istituzione hanno incassato 3,2 miliardi di euro. Rispetto al corrispondente periodo del 2020, segnato dall’insorgere dell’emergenza epidemiologica, si registra una decisa ripresa, sottolinea la Covip aumentando di circa 220 milioni di euro; l’incremento percentuale, 7,5 per cento, torna in linea con quanto registrato negli anni immediatamente precedenti la crisi pandemica.

Il forte recupero si riscontra in tutte le forme pensionistiche, con variazioni tendenziali che vanno dal 5,4 per cento dei fondi negoziali, al 7,9 dei PIP fino al 13,2 per cento dei fondi aperti.

Per quel che riguarda i rendimenti  sono stati in media positivi, soprattutto per le linee di investimento caratterizzate da una maggiore esposizione azionaria.

Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti si sono attestati, rispettivamente, all’1 e all’1,9 per cento per fondi negoziali e fondi aperti; nei PIP di ramo III essi sono stati pari al 3,6 per cento. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari allo 0,3 per cento.

Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, nei dieci anni da inizio 2011 a fine marzo 2021 il rendimento medio annuo composto è stato pari al 3,6 per cento per i fondi negoziali, al 3,8 per i fondi aperti, al 3,6 per i PIP di ramo III e al 2,3 per cento per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari all’1,8 per cento annuo.