L’aumento del prezzo del petrolio: un fattore positivo per i mercati emergenti

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L’aumento del prezzo del petrolio è stata un’ottima notizia per l’intero spettro dei mercati emergenti (ME). Supporta infatti la crescita globale dei ME e riduce significativamente per i paesi produttori le necessità di finaziamento dall’estero. È difficile conoscere le ipotesi sui prezzi del petrolio che stanno alla base delle prioezioni di bilancio dei paesi emergenti: in Arabia Saudita è probabile che sia intorno ai 50 dollari al barile, inferiore in Qatar. Questo scenario porta ad una revisione nettamente al ribasso delle emissioni sovrane in valuta estera a 200 miliardi di dollari USA, poiché i titoli sovrani del Gulf Cooperation Council (GCC) rappresentano in genere il 50% delle emissioni totali.

In termini di spread, emissioni inferiori e rimborsi elevati a luglio, insieme a flussi in ingresso di fondi finora resilienti, aiuteranno gli spread dei ME prima del meeting di Jackson Hole (dove sono probabili notize sulla riduzione degli acquisti di obbligazioni da parte della Fed). A nostro avviso, posizioni lunghe verso i mercati del GCC nell segmento Investment Grade sono il modo migliore per esprimere una visione rialzista del petrolio. Sono i più sensibili ai prezzi del petrolio e, con il petrolio a 75 US$/barile, quasi tutti i GCC dovrebbero registrare un surplus sia nella bilancia dei pagamenti che nel bilancio pubblico. Il Qatar e in misura minore l’Arabia Saudita sono a buon mercato sulla curva. Siamo invece cauti sul Kuwait, mentre nel segmento High Yield dovrebbe beneficiarne l’Oman.